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Ruolo sempre più importante per le fattorie didattiche e sociali

Accolgono scolaresche per un’esperienza a contatto con la terra e con gli animali che lascia un ricordo profondo reperibile senza sforzi o bisogno di supporti; offrono l’opportunità di inserimento lavorativo a giovani disabili nonché integrazione sociale per gli anziani.

E’ l’universo delle fattorie didattiche e sociali che, nella nostra regione, conta 109 unità (sono un’ottantina quelle attive, 40 delle quali in Provincia di Udine) distribuite su tutto il territorio. Un mondo che sta muovendo ampi passi avanti (erano una trentina le strutture nel 2005), ha importanti risvolti ambientali e sociali, chiede maggiore sinergia (in particolare le fattorie sociali che sono 23) con tutti i partner del settore (aziende socio sanitarie, centri di riabilitazioni, ospedali, case di riposo) e, a breve, avrà anche una legge regionale ad hoc. Una panoramica approfondita su queste realtà e sulle tante attività svolte, è stata promossa dalla Provincia di Udine che ha organizzato il convegno “Le fattorie didattiche e sociali: un nuovo modo di vivere l’agricoltura”.
Obiettivo dell’incontro, moderato dal caporedattore del Messaggero Veneto Paolo Mosanghini, far luce su questo nuovo modo di fare conoscere e apprezzare l’agricoltura, educare i bambini alla tutela dell’ambiente nonché inserire nel contesto sociale, attraverso l’attività agricola e i servizi correlati, disabili e persone svantaggiate. “Queste realtà rivestono grande importanza dal punto di vista educativo, didattico, sociale sotto il profilo del recupero delle persone con disabilità – ha affermato l’assessore provinciale Beppino Govetto –. Strategico il loro ruolo anche per far scoprire il grande patrimonio rurale che contraddistingue il nostro territorio. Un settore variegato, con tante esperienze, che chiede di crescere, di avere più opportunità affinché al percorso virtuoso intrapreso sia data continuità e venga agevolato. Per quel che riguarda il sociale, consente di contenere la spesa pubblica e dare un servizio dall’alto valore aggiunto. Mi riferisco ai percorsi di riabilitazione con gli animali, i lavori manuali che, in questi contesti e con personale formato ad hoc, già si svolgono”.

Visite didattiche sostenute dalla Provincia di Udine. Proprio per il ruolo di queste strutture, “per quanto ancora nelle nostre disponibilità – ha rilevato il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini – la Provincia continuerà a sostenere i costi dei trasporti connessi alle visite didattiche, competenze propria dell’Ente e attraverso la quale intendiamo valorizzare queste esperienze. Rappresentano, infatti, occasioni speciali, in questa società in cui le tecnologie multimediali imperversano, di riavvicinare i ragazzi all’agricoltura (che le fattorie didattiche conducono in una modalità forse più rispettosa delle esigenze degli animali), di apprezzare l’ambiente, l’importanza di questo settore”.

La “nuova” agricoltura regionale Secondo l’assessore regionale Cristiano Shaurli, fattorie didattiche e sociali sono un anello strategico del sistema agricolo del Fvg che, più che all’aumento della produzione per ettaro, deve puntare su qualità, diversificazione e multifunzionalità. Ecco perché a loro la Regione ha deciso di indirizzare importanti risorse nonché definire una norma (per le fattorie sociali) in cui sarà fatta valere l’autonomia e la competenza legislativa primaria in materia di agricoltura. Queste strutture e la centralità rivestita, a  esempio, per il presidio del territorio, per la cura dell’ambiente, per l’accoglienza delle persone svantaggiate, sono la conferma che l’agricoltura, fino a pochi anni fa relegata a comparto residuale, in realtà è collegata e valorizza tutti settori. L’agricoltura del Fvg vale il 2% del Pil agricolo nazionale e si distingue per l’alto livello dei percorsi formativi organizzati: più del 18% dei professionisti del settore agricolo si forma in Fvg.

Meglio diversificare. Sulla multifunzionalità in agricoltura si è soffermata la professoressa Stefania Troiano dell’Università di Udine (Dipartimento di scienze economiche e statistiche) mettendo in luce l’incidenza di questo approccio tutt’altro che irrisorio rispetto all’attività principale, di produzione di fibre e vegetali. Anche in una singola azienda è molto appagante ancorché non trovi riscontro sul mercato. Gli imprenditori agricoli producono un bel paesaggio, mantengono le capezzagne, i muri a secco, ma non li riescono a vendere. Hanno grande valore che non si vende. In realtà, il ritorno economico c’è. E la conferma arriva dai dati sulla spesa media degli ospiti degli agriturismi che è pari a 117 euro contro gli 89 del turista balneare e i 96 di quello montano (Fonte_L’Italia e il turismo internazionale, Venezia-5 maggio 2017). Vale la pena, dunque, spendere per sostenere le attività agricole perché mantengono le risorse paesaggistico-ambientali, sono i principali attori della filiera corta e quindi garanti della sicurezza alimentare, e svolgono anche un’importante funzione sociale.

Studio sulle fattorie didattiche/sociali. Federica Cisilino del Crea ha illustrato l’indagine svolta in collaborazione con l’Ersa sulle fattorie didattiche dalla quale emerge che si tratta di aziende di piccole dimensioni (1-2 addetti), con un fatturato prevalente nella classe 0-50 mila euro. Il settore è regolamentato dalla legge nazionale 141/2015. Sono state intervistate 78 aziende e per il 50% progettare e realizzare servizi finalizzati all’educazione ambientale e alimentare (agri-nido, campi scuola, centri estivi) è l’azione più importante. Al secondo posto, 23% l’inclusione sociale. Target principale sono i bambini (79%), quindi le persone con difficoltà permanenti (44%)  o temporanee (27%), il 5% famiglie e il 4% persone con dipendenze. Le attività proposte con maggiore frequenza sono i laboratori che permettono agli utenti di realizzare prodotti o piccoli manufatti. Il 46% degli intervistati riferisce di inserire persone svantaggiate nel proprio organico per la maggior parte con lo strumento delle borse lavoro, i tirocini e i progetti alternanza scuola-lavoro. Tutte le aziende hanno dichiarato di autofinanziare i loro progetti. Vi sono anche dei contributi pubblici che arrivano dalle aziende socio sanitarie (25,6%) e dagli enti locali (10%).

Alcune esperienze. Durante il convegno sono stati presentati alcuni casi aziendali. A partire dalla fattoria didattica “Tenuta San Paolino” (referente Renata Saccavini) facente capo all’omonimo Isis di Cividale. Nata nel 2008, è stata la prima scuola ad essere accreditata come “fattoria didattica Ersa”. Vari i percorsi proposti in particolare alle scuole dell’infanzia ed elementari. Alto il gradimento: ogni anno l’offerta viene intercettata dalle 25-35 scuole, visitano la fattoria dai 650 ai 900 bambini accompagnati da 60-80 insegnanti.
È situata a Ovaro 
“La Pecora Nera”, fattoria sociale condotta da Nevia D’Odorico insieme al marito, è attrezzata per l’accoglienza di disabili in carrozzina, si caratterizza per iniziative rivolte a bambini e anziani. E’ specializzata in percorsi di stimolazione cognitiva con persone affette da Alzheimer, organizza corsi di filatura di lana di pecora e di cane valorizzando il ruolo dei nonni e il loro sapere. Per i bambini propone attività di avvicinamento ai cani per evitare le aggressioni, ma anche attività culturali e musicali.
Marco Carminati, invece, ha esposto l’esperienza della fattoria didattica e sociale
“Ronco Albina” di Cividale del Friuli. Qui vengono privilegiate le visite prolungate da parte dei bambini con un percorso lungo tutto l’anno con due presenze in fattoria alla settimana. Nell’ambito del sociale, l’azienda si è modificata per accogliere un gruppo di giovani disabili che svolgono tutte le attività: dal campo alla tavola alla vendita, al marketing. Un progetto di inserimento lavorativo che si è aperto ad altre aziende agricole del territorio e ha permesso la creazione di una rete d’impresa ad hoc.

Non mancano però le difficoltà come la mancanza di operatori qualificati, di un punto di riferimento certo per le varie procedure amministrative nonché di certezze sulla tipologia di contratti da utilizzare per formalizzare il rapporto di lavoro. “Oltre ad essere esperienze gratificanti – ha concluso Giorgio Colutta riferendosi al progetto Diversamente Doc – sono significative anche a livello economico e di redditività. Ecco perché al settore devono essere date le giuste attenzioni”. Dall’assessore regionale Shaurli, proprio per promuovere questi prodotti, l’idea del marchio etico per un acquisto consapevole.