Economia

Carne rossa cancerogena? Non quella friulana

“La salute dev’essere ovviamente sempre al primo posto ma anche un po’ di buon senso aiuta a capire che non è buona cosa generalizzare e criminalizzare prodotti tradizionali, di qualità e certificati”. Lo ha affermato oggi a Trieste la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, commentando l’allarme sul rischio cancro da carni lavorate generato dallo studio dell’International Agency for Research in Cancer, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

prosciutto san daniele“Sappiamo da tempo – ha detto Serracchiani – che ogni eccesso nell’alimentazione, tra cui il consumo di carne rossa ma anche di alcol, sale o zuccheri, e’ potenzialmente dannoso per la salute. Ma è altrettanto vero che in Friuli Venezia Giulia, regione al top per longevità, con la carne si producono alimenti straordinari e naturali come il prosciutto di San di Daniele o quello di Sauris, che portano alta nel mondo la qualità italiana. E vanno ricordati anche i prodotti delle filiere locali, tra cui quelli certificati dal marchio regionale Agricoltura Ambiente e Qualità (AQuA), che richiedono severi disciplinari di produzione.

Tutto questo non ha nulla a che spartire con certi pasticci industriali in cui – ha concluso – della carne rimane solo il nome sulla scatola”.

LA POSIZIONE DELLA COLDIRETTI

Dario Ermacora
Dario Ermacora

“Associare stili di vita alimentari differenti (noi abbiamo la dieta mediterranea altri mangiano carne ogni giorno) e mettere sullo stesso piano gli allevamenti intensivi tipici degli Usa con quelli italiani non solo è scorretto ma può ingenerare pericolose forme di terrorismo alimentare”. Lo afferma il presidente di Coldiretti del Fvg Dario Ermacora commentando l’ultimo rapporto dell’Oms. “Le carni italiane ed ancora di più quelle regionali, se non altro perché prodotte da piccoli allevamenti – aggiunge Ermacora – sono più sane, non sono trattate con ormoni e sono ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione che assicurano il benessere animale e la qualità dell’alimentazione tanto da garantire agli italiani una longevità da primato con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini”.

Ermacora ricorda che il rapporto Oms è stato eseguito su scala globale su abitudini alimentari molto diverse come quelle statunitensi che consumano il 60% in più di carne degli italiani. Non si tiene peraltro conto – aggiunge – che gli animali allevati in Italia non sono uguali a quelli allevati in altri Paesi e che i cibi sotto accusa come hamburger, hot dog, bacon e affumicati non fanno parte della tradizione italiana. Il consumo di carne degli italiani con 78 chili a testa è ben al di sotto di quelli di Paesi come gli Stati Uniti con 125 chili a persona o degli australiani con 120 chili, ma anche dei cugini francesi con 87 chili a testa. Secondo Coldiretti è diversa anche la lavorazione dei salumi. Proprio quest’anno peraltro la carne è diventata la seconda voce del budget alimentare delle famiglie italiane dopo l’ortofrutta con una rivoluzione epocale per le tavole nazionali che non era mai avvenuta in questo secolo.

La spesa degli italiani per gli acquisti è scesa a 97 euro al mese per la carne che, con una incidenza del 22% sul totale, perde per la prima volta il primato. Una situazione che – continua Coldiretti – preoccupa anche i pediatri che proprio all’inizio di ottobre in occasione del IX congresso nazionale Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri) hanno tenuto a sfatare quei miti che spesso impediscono alle famiglie di consumare serenamente la carne.