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Il Ministro Guidi “richiama” Poste Italiane al confronto con i Comuni

«L’Agcom ha introdotto specifiche garanzie a tutela degli utenti, in particolare per coloro che si avvalgono degli uffici postali ubicati in comunità montane e nelle isole minori. Il contratto di programma inoltre consente a Poste italiane, previo accordo con le autorità locali, di garantire una presenza più articolata nelle aree territoriali disagiate».

giorgio brandolin
Giorgio Brandolin

Lo ha affermato il Ministro dello Sviluppo Economico in risposta all’interrogazione presentata dal deputato Pd Giorgio Brandolin in merito alla dismissione di alcuni uffici postali in Fvg, contro la quale si sono scagliati anche i sindaci di Coseano, Dignano, Fagagna, Gemona, Maniago, Pavia di Udine, Premariacco, Rive D’Arcano, Ruda, Sequals, Sesto al Reghena e Tolmezzo.

Il Ministro ha ricordato infatti che il contratto di programma 2015-2019 con Poste Italiane, all’articolo 5 prevede proprio che il Ministero dello Sviluppo Economico e Poste italiane «si impegnano reciprocamente a valorizzare la rete capillare degli uffici postali, e in particolare le potenzialità e le caratteristiche degli stessi quali uffici di prossimità al servizio degli utenti, specialmente negli ambiti territoriali con scarsa densità abitativa».
«In particolare – spiega il deputato Pd Giorgio Brandolin – il comma 5 prevede che Poste italiane, pur nell’ottica di una razionalizzazione dei costi, ”si impegna a valutare prioritariamente eventuali iniziative degli enti e istituzioni territoriali che possano potenziare l’offerta complessiva dei servizi in specifici ambienti territoriali». In pratica, Poste italiane non potrà più decidere ”di sua volontà” la chiusura di un ufficio, ma dovrà confrontarsi con gli enti locali che potranno attuare delle politiche per garantire la presenza dell’ufficio sul territorio, magari offrendo un locale dove situarlo o compartecipando alle spese di gestione».

Le proposte degli enti dovranno pervenire entro il 30 settembre di ogni anno, solo per il 2015 tale termine è posticipato al 31 marzo 2016. Sul contratto c’è già accordo formale fra le parti, manca solo l’ufficialità della firma. «Questa, ovviamente, dà ragione ai sindaci – conclude Brandolin – perché prevede che prima di attuare un piano di chiusure Poste italiane si confronti con il territorio, e non agisca solo in base ai numeri ma anche alle caratteristiche di un territorio».