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La dipendente licenziata all’AAS n.3: “Non sono assenteista”

Non ci sta ad essere scambiato per un assenteista la dipendente dell’Azienda Sanitaria n.3 Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli licenziata la scorsa settimana in tronco “per giusta causa” dalla direzione aziendale. Ed anticipando di voler percorre tutte le strade possibili per far emergere “l’irragionevolezza e l’eccesso del provvedimento subìto”, pur mantenendo al momento l’anonimato “in attesa che la giustizia faccia il suo corso”, ha deciso di raccontare la propria versione dei fatti.

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La sede dellAzienda Sanitaria n.3
La sede dell’Azienda Sanitaria n.3

“Le contestazioni addotte per giustificare il licenziamento, tra l’altro non ancora notificatomi, parlano di ripetuti allontanamenti dal posto di lavoro senza timbratura o con timbrature non veritiere – riferisce – queste però sono state accertate in un doppio periodo, due settimane a marzo e due a maggio 2015, e solamente al momento della pausa pranzo, utilizzata del resto per recarmi a prendere dei medicinali necessari a permettermi di resistere ad alcune patologie, attestate da certificati medici. Ne è risultato un ammanco totale di sole 8 ore rispetto al monte ore del periodo, pari a circa 150. Voglio specificare inoltre che lo scorso anno ho lavorato complessivamente 59 ore in più, costretta dal carico di lavoro assegnatomi per il quale, pur fosse previsto dalla legge, non ho mai ricevuto un supporto collaborativo”.

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“Non solo – aggiunge la donna – non ha mai usufruito nemmeno delle 4 ore di studio alle quali avrei avuto diritto, utilizzando invece per l’aggiornamento e molto spesso anche per il lavoro, il mio tempo libero. Guarda caso però – fa notare ancora – gli accertamenti non hanno mai riguardato gli ingressi al lavoro del mattino o le uscite del pomeriggio. Voglio ricordare che in 24 anni alle dipendenze dell’Azienda ho avuto un tasso di malattia pari allo 0,02% e non ho mai ricevuto nemmeno il minimo richiamo”.

Altra contestazione ribattuta quella della “giusta causa”: “tale motivazione, adottata dall’azienda che significa il venir meno del rapporto fiduciario con la stessa – fa notare la dipendente – non può reggere dato che fino alla vigilia della comunicazione del licenziamento, avvenuta 14 gennaio scorso, sono stata autorizzata a partecipare ad un tavolo regionale legato al mio incarico e invitata a completare e continuare il mio lavoro; mi è stato sempre detto di andare avanti – conclude la dipendente – nonostante sia stata proprio io, in via precauzionale e a tutela dell’immagine dell’azienda, ad aver rimesso l’incarico nella mani della stessa già in data 7 novembre, non appena ricevuto il primo avviso della Procura sull’avvio di un’indagine. A tale mia comunicazione non ho mai ricevuto risposta scritta e oralmente sono stata invitata a continuare come se niente fosse”.