Lettera alla presidente Serracchani dal Comitato per il Tribunale di Tolmezzo

Proponiamo la lettera aperta inviata domenica 14 settembre alla presidente della Regione Debora Serracchiani dal Comitato per il Tribunale di Tolmezzo.

Gentile Presidente Avv. Debora Serracchiani,

Oggi per noi è il day after.
Si è infatti consumato il termine per l’esercizio della delega conferita al Governo per la revisione della geografia giudiziaria senza l’adozione degli ulteriori promessi correttivi che, speravamo, potessero includere la riapertura del Tribunale di Tolmezzo. Magra consolazione constatare che la stessa sorte sia toccata a tutti gli altri 30 Tribunali soppressi.
E ciò nonostante in questi due anni passati le Commissioni Giustizia della Camera e del Senato e le rappresentanze istituzionali dei territori avessero ripetutamente e motivatamente chiesto la revisione dell’originaria manovra, manovra avviata ed imposta al Parlamento con un inquietante colpo di mano legislativo.
Nonostante i tre Ministri di Giustizia nel frattempo succedutisi, l’ultimo dei quali, ancora in carica, appartenente al Partito Democratico (che includeva nel suo ultimo programma elettorale il salvataggio dei sei tribunali), avessero più volte rappresentato la necessità di correttivi, peraltro senza mai adottarli.
Nonostante il tempo abbia ormai dimostrato, almeno nel nostro caso, che l’accorpamento a Udine, oltre ad ingenti maggiori oneri per la finanza pubblica e per il taccuino dell’utenza, ha determinato anche una netta caduta di efficienza che i titolari delle sedi sembra vogliano inutilmente nascondere.
Per non dire della Corte Costituzionale, che ha respinto le eccezioni di incostituzionalità sollevate da diversi Tribunali della Repubblica, con una decisione che sconfessa i suoi stessi precedenti in punto di formalità parlamentari, e che ha impedito, per motivi di ritenuta inammissibilità, l’indizione del referendum abrogativo chiesto da nove Regioni, tra le quali la nostra.
Insomma tutti contro, ma tutti chi?
Alcuni li conosciamo: i vertici della magistratura, ben distinti dalla base che lavora nelle aule giudiziarie e che la pensa diversamente ed i potentati che hanno voce attraverso il Sole 24 Ore, che nell’edizione di ieri, con i più classici luoghi comuni, ha celebrato la perfetta riuscita del colpo di mano. Di altri non vorremmo credere, pur di fronte all’evidenza delle prove. Certamente non il Parlamento, pur autore materiale, davanti al quale però non è mai stata illustrata, discussa e votata la manovra, eccettuato l’imposto voto di fiducia sul famigerato emendamento che armò la mano di un Governo già destinato a passarla in settimana a quello “tecnico”, dominato dalle lobbies.
Ma cosa sta succedendo? Non possiamo rassegnarci a subire le ingiurie dell’italietta delle anticamere e dei patti segreti. Noi, memori ed orgogliosi di come bene ha amministrato la Giustizia il Tribunale di Tolmezzo in oltre duecento anni di storia , questa italietta non la sopportiamo più!
Ci vien da ricordare un altro day after, di dimensioni certo ben più tragiche, che accadde però in un’Italia senza diminutivi: era il 7 maggio del 1976.
Il nostro popolo, duramente colpito, seppe ben presto rialzare la testa e compiere un’opera di ricostruzione materiale e morale che resta nella storia, e che ha interessato principalmente proprio quel territorio disastrato al quale ora viene sottratto il suo tribunale, quasi a significare l’inutilità di quell’opera grandiosa.
E ciò soprattutto grazie a tutti quanti immediatamente accorsero in suo aiuto, in particolare il Governo italiano. Celebre è rimasto il dubbio che il Presidente del Consiglio dei Ministri, On.le Aldo Moro, rappresentò al Presidente della Regione Avv. Antonio Comelli, quando si trattò di confezionare il sistema normativo per la ricostruzione mediante un amplissima delega alla Regione: “ ce la farete da soli?”. Il nostro Presidente non ebbe tentennamenti, e la fiducia venne ripagata.
Ecco gentile Presidente cosa vorremmo da Lei: vorremmo che con la decisione, con la forza, con la capacità di argomentare la validità della ragione che le sono proprie, andasse a Roma a chiedere fiducia sulla parola, sull’onore, sulla storia del popolo della montagna friulana, affinché gli venga restituita quell’Istituzione che per oltre duecento anni ha fatto funzionare, pur con modestissime risorse, e che gli è stata ingiustamente sottratta. E se in qualche anticamera trovasse resistenze, qualche ceffone non sarebbe male.
Con stima e speranza.

Tolmezzo 14 settembre 2014
Il Comitato per il Tribunale di Tolmezzo