TOLMEZZO- Domani a teatro c’è “Il sogno di una cosa”

Ha debuttato al Mittelfest 2005 ed è ora in tournee nella nostra regione. “Il sogno di una cosa”, adattamento teatrale a cura di Andrea Collavino dell’omonimo romanzo di Pier Paolo Pasolini, sarà ora ospite giovedì 26 gennaio, alle 20.30, all’Auditorium Candoni di Tolmezzo. La produzione, frutto di una collaborazione tra CSS Udine e Associazione Mittelfest, con la partecipazione significativa di Teatro Club Udine, Comuni di San Vito al Tagliamento e Casarsa e Provincia di Pordenone, è interpretata da quindici giovani attori dell’Accademia d’Arte drammatica “Nico Pepe”: Antonio Amore, Piera Ardessi, Katiuscia Bonato, Maria Giulia Campioli, Alex Cendron, Loredana De Luca, Serena Di Gregorio, Michela Facca, Guido Feruglio, Massimiliano Grazioli, Claudio Mariotti, Claudio Michelazzi, Silvia Piovan, Paolo Rossi e Francesca Sangalli.
Ed è senz’altro l’energia di questi attori, sfruttata al meglio dai grandi quadri corali predisposti da Collavino, l’elemento che contraddistingue la messinscena del primo esperimento narrativo di Pier Paolo Pasolini. Il regista sandanielese ripropone sul palcoscenico i luoghi del Friuli più amato da Pasolini, quelli della campagna della Destra Tagliamento, tra Casarsa e San Vito. Il romanzo venne scritto nel biennio ’49-’50, subito dopo gli avvenimenti del ’48-’49, quando il lodo De Gasperi (che definiva rapporti di lavoro più equi tra proprietari terrieri e contadini) spinse questi ultimi a rivendicarne l’osservanza da parte dei padroni, decisamente recalcitranti. Protagonisti della vicenda sono tre ragazzi di paese che, di fronte all’ingiustizia dei proprietari, decidono che è giunto il momento di agire. La miseria delle origini, il miraggio del benessere nella “rossa” Jugoslavia, il ritorno umiliato da braccianti, la jaquerie di confuse lotte contadine, il tradimento di sindacalisti e politicanti, il vuoto finale di sé. È questa la curva che i protagonisti percorrono, credendo di poter cambiare il loro tempo, il loro mondo. Gli attori dello spettacolo, come detto, sono tutti molto giovani, come i protagonisti del romanzo e come Pasolini all’epoca dei fatti. “Nella loro giovinezza – spiega il regista – è lo stesso nucleo di speranza nel riscatto e nel cambiamento, ma anche di delusione per una realtà che non riconosce i sogni”