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Zilli contro Torrenti sui poliziotti al confine

Barbara Zilli
Barbara Zilli

“Oggi abbiamo scoperto che Torrenti è il nuovo portavoce di Alfano, che riporta pari pari le sue dichiarazioni, non aggiungendo nulla di nuovo e, anzi, presentandoci anche dati fuorvianti”. Barbara Zilli , consigliere regionale della Lega Nord non si ritiene per nulla soddisfatta della risposta data oggi in aula dall’assessore Torrenti alla sua interrogazione, presentata per avere maggiore chiarezza sui numeri dati ultimamente relativamente agli immigrati presenti sul territorio regionale.

“Sono sconcertata dalla “non risposta” e mi riservo di presentare una ulteriore interrogazione sul tema, anche perché alcuni dati presentati dall’assessore, o meglio sarebbe dire da Alfano – commenta Zilli – non sono corretti, soprattutto quelli riguardanti gli agenti di polizia presenti ai nostri confini. Non solo gli agenti di Polizia di Frontiera di stanza a Tarvisio sono circa una decina in meno rispetto ai 60 comunicati dall’assessore – dice Zilli – ma anzi ultimamente risulta che due unità sono state trasferite e che non c’è la minima intenzione di rafforzare quel presidio”.

“L’attività di prevenzione è imprescindibile per il controllo del territorio e ancora di più dei confini in una situazione che non si era mai vista prima – dice Zilli – e che non sappiamo come evolverà. Non basta stare all’erta, bisogna agire subito. Non possiamo prendere in giro i cittadini annunciando rinforzi che in realtà non ci sono”.

Ma Zilli ritorna anche su altre tematiche, come la “poca chiarezza, ancora, sui numeri delle domande. Dalle parole dell’assessore non si capiscono alcuni aspetti. Le domande di asilo giunte a Gorizia da gennaio 2015 a oggi sono state 1372, mentre quelle esaminate nello stesso periodo 1617. Ma queste ultime, a quando risalgono?” chiede Zilli.

Non solo. Sono ancora presenti criticità sulla distribuzione delle quote di immigrati all’interno del territorio. “La percentuale degli abitanti di ogni ambito – non tiene conto che se in quel territorio non ci sono strutture disponibili il riparto diventa difficile se non impossibile”.

“L’assessore non ci ha effettivamente detto quale sia il costo di permanenza di ciascun immigrato. Inoltre – dice Zilli – chiederemo conto anche del numero di minori presente nella nostra regione”.

 

L’INTERVENTO DEL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI UDINE 

de nicolo procuratore udine
Antonio De Nicolo

I traffici di immigrati che portano al confine friulano hanno la regia in Ungheria. È quanto ha affermato martedì dal Procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo, intervenendo a una trasmissione di Radio1 Rai.

“Per la tratta di nostra competenza – ha dichiarato – ritengo che la ‘testa’ dell’organizzazione possa trovarsi in Ungheria perché è da lì che partono i mezzi di trasporto, spesso noleggiati. Ma non per forza si tratta di ungheresi. Indagini svolte in passato avevano dimostrato che spesso ci sono anche più associazioni che si dividono le tratte e si passano i clandestini durante il viaggio”.

Secondo De Nicolo il costo del viaggio attraverso il nostro confine verso il Nord Europa può costare tra i 4 e i 6 mila euro, di cui la tratta tra Ungheria e Friuli si aggira su qualche centinaio di euro. Il procurato, poi, ha definito la situazione attuale come la quiete prima della tempesta. Se il picco di arrivi di profughi e immigrati si è avuto a giugno, oggi la frontiera è calma e passano anche settimane senza arresti di passeur. Tra i passeur arrestati il procuratore conteggia persone di più nazionalità: “rumeni, ungheresi, pachistani, polacchi o marocchini, ma tutti residenti in Unione Europea”.

Da Udine, circa il 50% dei procedimenti aperti a seguito di arresti di passeur in Procura – che ha istituito un pool di 3 magistrati deputati alla materia – passano poi per competenza alla distrettuale di Trieste perché si ravvisano ipotesi di reati associativi. A Udine, da luglio 2014 a luglio 2015, sono circa 70 i procedimenti avviati.

“La grande sfida – ha concluso De Nicolo – sarebbe dotare le forze di polizia di un numero adeguato di bravi mediatori culturali per capire le lingue e i dialetti dei profughi. Spesso non riusciamo ad avere da loro informazioni perché non riusciamo a parlarci”.