CarniaTerritorio

Migranti sugli sci in Carnia, la replica di Garibaldi

Dopo l’attacco di ieri del responsabile sicurezza della Lega Nord FVG Stefano Mazzolini che ha sollevato il caso dei richiedenti asilo sulle piste da sci, oggi attraverso i quotidiani Messaggero Veneto e Gazzettino arrivano le repliche e i chiarimenti di Renato Garibaldi, fondatore e gestore della comunità di accoglienza Bosco di Museis a Cercivento che ospita i migranti in questione: “Irriguardosa è l’idea che un bimbo italiano abbia il diritto di sciare e uno di Kabul no – attacca Garibaldi – Non di settimana bianca di tratta, ma di corso di sci per i ragazzi più meritevoli – italiani e stranieri – della comunità e per gli ospiti della fattoria sociale. Un corso che costa complessivamente 28 euro a persona”.

Garibaldi specifica poi che “Gli ospiti del Bosco di Museis frequentano la scuola e alcuni corsi, come quello di lingua friulana – esordisce Garibaldi – ne abbiamo 28, di cui 2 italiani, per la precisione un veneziano e un triestino, altre due italiani arriveranno il giovedì. Si tratta di ragazzi con situazioni di disagio familiare, di dipendenza o disturbi del comportamento, per la cui assistenza riceviamo dai 65 ai 100 euro al giorno. Per ciascuno di loro il Comune ci assegna 70 euro, fondi messi a disposizione dalla comunità europea, con i quali paghiamo l’assistenza medica, i mediatori, gli educatori, il corso di friulano e le passeggiate naturalistiche, piuttosto che l’attività sportiva. Considero tutti quei ragazzi allo stesso modo e non vedo perché dovrebbe essere altrimenti – osserva Garibaldi –. Il più piccolo è un afghano di dieci anni: ha forse meno diritto a fare sport di un ragazzino veneziano?”.

Un pensiero su “Migranti sugli sci in Carnia, la replica di Garibaldi

  • matiz elvio

    Trovo che il Sg. Garibaldi ha un grande merito di cosa fa per tutti questi
    giovani . noi italiani abbiamo dimenticato che nel 1943 sulle frontiere del
    ticino 29’500 italiani sono entrati come profughi in svizzera, tra questi anche
    Livio Berlusconi padre di Silvio e son rimasti fino nell’agosto 1945.
    certo non erano negli hotel e campavano con patate e patate.
    i bambini non anno colpa per quello que fanno i grandi con le loro guerre.

I commenti sono chiusi.