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La Guardia di Finanza di Udine sequestra 6800 mascherine chirurgiche vendute con un rincaro del 400%

Nell’ambito del dispositivo dispiegato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Udine per contrastare le condotte di chi, approfittando dell’attuale situazione emergenziale, attua pratiche commerciali scorrette, sono stati effettuati numerosi controlli volti a verificare a liceità dei prezzi praticati dai commercianti al dettaglio di numerosi prodotti, utili a prevenire il contagio da Covid-19, con particolare attenzione agli ormai noti Dispositivi di Protezione Individuale. 

In questo contesto la Compagnia di Latisana ha eseguito, tra le Provincie di Udine, Pordenone e Venezia, alcune perquisizioni tese a reprimere la vendita al pubblico, a prezzi evidentemente gonfiati rispetto quelli praticati ai medesimi prodotti antecedentemente all’emergenza epidemiologica in atto. In esito a tali attività sono state sottoposte a sequestro 6.816 mascherine monouso di tipo chirurgico, che erano state proposte al pubblico con un ricarico che arrivava fino al 400% del prezzo d’acquisto. 

Tale pratica scorretta, favorita dall’attuale stato di necessità da parte della popolazione di questi tipi di prodotti dovuta alla pandemia in corso, è sanzionata dall’art. 501 bis del Codice Penale che prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 516 euro a 25.822 euro, volto a reprimere forme fraudolente di manovre speculative sulle merci di prima necessità, quali sono ora diventati Dispositivi di Protezione Individuale. 

Nell’attuale momento storico l’attività di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza è orientata in via prioritaria a contrastare le forme di illegalità che mirano a lucrare vantaggi illeciti dalla particolare situazione, consentendo extra guadagni, anche mediante la distribuzione di prodotti solo apparentemente idonei alla salvaguardia della salute e non conformi alle prescrizioni delle Autorità.

A seguito del sequestro l’Autorità Giudiziaria di Udine ha provveduto a disporre la vendita coattiva delle merci sequestrate (a prezzo di produzione e quindi a poche decine di centesimi) in favore degli Enti preposti specificamente al contrasto della pandemia in atto, nonché all’assistenza della popolazione civile.