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“Io, a Parigi e una nottata da dimenticare”. La testimonianza della carnica Sara Rainis

di DAVID ZANIRATO

Sara Rainis
Sara Rainis

“Una città anestetizzata, un’atmosfera assurda, ci guardiamo negli occhi e non riusciamo a capacitarci per quanto è successo”. Sara Rainis sta bene ma è ancora scossa per gli attentati di venerdì sera nella capitale francese.

Lei è un’attrice carnica, di quelle promettenti che può vantare diverse recitazioni in spettacoli di successo. Originaria di Imponzo di Tolmezzo, da quattro anni è residente a Parigi dove fa parte del Collectif Le Foyer ma torna di sovente anche in Italia dove ha contribuito a dar vita al gruppo “Gli Eredi”.

Con il fidanzato Benoît Felix-Lombard vive in un appartamento dell’XI arrondissement, a 10 minuti a piedi dalla sala concerti Bataclan dove sono rimaste uccise 118 persone. “Finito il lavoro sono andata a cena da una amica – ci racconta al telefono – all’improvviso, erano le 22.30 circa, abbiamo iniziato a ricevere messaggini sul telefono, si parla di una bomba esplosa allo Stade de France, e poi un attacco ad un ristorante; iniziamo a preoccuparci ma lì per lì pensavamo fossero due eventi separati, accidentali. Col passare dei minuti le segnalazioni aumentano repentinamente, si inizia ad udire di attentati al Mc Donald, a Place de la Republique; non si capiva più nulla, una situazione allucinante”.

Rientrata a casa solcando le vie di quartieri in subbuglio (la Metro per sicurezza era già stata chiusa) Sara inizia a sentire elicotteri, sirene della polizia, la connessione internet che salta mentre stava cercando di leggere le notizie sui portali d’informazione. “Abbiamo capito che gli agenti stavano per fare irruzione al Bataclan, per fortuna eravamo già al sicuro” ci dice. “E poi apprendiamo dei morti: prima 18, poi 40, 80, 120, una escalation tremenda. Hanno voluto beccare la zona più giovane della città, quella dove i ragazzi alla sera si incontrano”.

Oggi Sara è dovuta uscire per lavoro: “solo per un breve incontro, ci avevano consigliato di stare a casa, ma dovevo andarci. L’atmosfera pareva a prima vista quella di tutti i giorni ma percepisci poi che non lo è, non può esserlo. Negozi chiusi, la gente barricata in casa e soprattutto quella domanda che attanaglia tutti: perché?”