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I sindaci si ribellano: “Serracchiani vuole imporre Brollo a capo dell’Uti della Carnia”

di DAVID ZANIRATO

“Un atto di forza della Presidente che lascia allibiti”. Cinque sindaci carnici sono scesi oggi in campo per denunciare il tentativo della Governatrice Serracchiani di far decollare l’Unione intercomunale della Carnia “nonostante pendano i ricorsi al Tar, nonostante l’Atto Costitutivo del nuovo ente non sia ancora formalmente in vigore e nonostante la stessa Giunta regionale abbia prorogato di 120 giorni tutte le scadenze inizialmente fissate dalla riforma delle autonomie locali”.

sit in sindaci ribelli UTII primi cittadini di Ampezzo (Michele Benedetti), Sauris (Augusto Petris), Forni di Sotto (Marco Lenna), Zuglio (Battista Molinari) e Cercivento (Luca Boschetti) si sono ritrovati stamani a Udine assieme ai colleghi ricorrenti di tutto il Friuli ed i loro legali, e nel corso della conferenza stampa, hanno reso noto che il sindaco di Tolmezzo, Francesco Brollo, “su solerte invito della presidente della Regione” ha fissato per questo venerdì 18 dicembre, alle ore 19 a Villa Santina, una riunione con tutti i 28 sindaci della Carnia (inizialmente prevista la scorsa settimana, ndr), “attraverso la quale si cercherà di far partire comunque il nuovo ente nonostante in tutta la Regione le Uti siano in stallo”.

“Un atto assurdo, molto strano e preoccupante – ha commentato Marco Lenna di Forni di Sotto – visto che in Carnia oltre a 5 comuni ricorrenti al Tar, lo statuto del nuovo ente è stato bocciato da altri quattro consigli comunali; una forzatura politica inqualificabile alla quale ci opponiamo con determinazione”.

comunita montana della carnia“Non solo – hanno aggiunto i cinque sindaci – a detta di molti dei nostri colleghi, anche del Pd, ci sarebbe in atto un tentativo da parte della Presidente, di imporre dall’alto a tutti, il nome di Brollo quale futuro presidente dell’Unione della Carnia, nonostante circolino diverse altre candidature (si fanno i nomi di Ermes De Crignis di Ravascletto, Lino Anziutti di Forni di Sopra, Gianni Borghi di Cavazzo, Verio Solari di Prato Carnico e Ottorino Faleschini di Paularo)”.

“Avevano venduto queste Unioni come delle Agenzie di servizi – prosegue Lenna – ma alla fine si stanno rivelando delle mini-province a sfondo politico, studiate solo per accentrare il controllo della Regione sui territori, limitando così l’autonomia dei comuni e dei loro sindaci democraticamente eletti sulla base di programmi votati dai cittadini”.

(Nella foto di apertura una rappresentanza dei sindaci della Regione ricorrenti al Tar, ritrovatisi oggi a Udine)

5 pensieri riguardo “I sindaci si ribellano: “Serracchiani vuole imporre Brollo a capo dell’Uti della Carnia”

  • Adriano Rainis

    E bravo David. I sindaci contrari sono cinque e tu mi metti una foto con 32 dei sindaci contrari alle Uti non quelli carnici favorevoli ?!?!?!

    • David Zanirato

      Che i sindaci contrari siano cinque è ben specificato nel sottotitolo all’articolo; che nella foto figurino i sindaci che oggi hanno partecipato alla conferenza stampa di Udine, durante la quale i “carnici” hanno esposto il problema assieme agli altri ricorrenti, è ben specificato a margine dell’articolo.

  • Adriano Rainis

    Non era più giusto allora dire ” 5 sindaci, fra quelli che comunque l’UTI non l’hanno votata, si sono dichiarata contrari alla proposta Serracchiani per Brollo presidente. I cinque sindaci sopra nominati non avrebbero partecipato alla elezioni perchè i loro consigli non hanno ratificato lo Statuto Uti ” Adesso ti dico una cosa offensiva, non farti prendere dalla mania del titolo come il Messaggero Veneto, ah ah ah

    • Bravi ribellatevi a queste imposizioni di chiamamoli dirigenti che vogliono apparire al grande capo come capaci di far imporre il proprio volere, per avere punti di merito nella scalata al potere, non fatevi imbambolare da promesse che mai non manterranno.

  • Fabio Troiero

    La riforma degli enti locali non è materia da ‘battute’ – grandi capi non ci sono – è un percorso ad ostacoli: le provincie sono ancora lì … Pur avendo approvato lo statuto dell’UTI carnica (unico in consiglio c.le ad Ampezzo) riconosco che il gran lavoro messo in atto dai funzionari regionali aveva poco tempo a disposizione: ne è uscito un impianto debole. Certo una buona responsabilità di ciò che è stato prodotto (o non) ce l’hanno i sindaci della Carnia (consenzienti e non), interlocutori privilegiati e quasi esclusivi della Regione (ai pochi consiglieri comunali che han partecipato alle prime riunioni – primavera 2015 – è stato impedito di presenziare alle ultime riunioni, ciò detto non in prima persona, ma da fonti affidabili). Come affermato pubblicamente da Panontin, la norma aveva ed ha “carattere cedevole”, e la cosa, associata ad al topos ‘sussidiarietà in voga per svariati anni e tristemente in disuso, potrebbe far pensare ad inanità dei soggetti coinvolti, si guardasse poco oltre l’esercizio della protesta. A mio avviso era/sarebbe bene puntare a comunità di vallata, almeno per la maggior parte delle questioni amministrative: forse, se trattasi di convallivi, verrebbe più facile mettere in pratica redistribuzioni tra comuni. Se l’UTI della Carnia non rivendica un ruolo più politico e meno amministrativo butteremmo a mare, sconfesseremmo decenni di rivendicazioni d’autonomia, corroborate dalle buone pratiche esercitate, almeno sin quando l’ente intercomunale non è diventato un reame. Dal pdv squisitamente politico, anche grazie alla non completa capacità di comunicare ai cittadini i cardini della riforma da parte dell’assessorato competente, i sindaci: vicini o in odore di centrodestra, movimentisti, scrupolosi, in cerca d’ispirazione, simpatici… han trovato un ottimo cavallo di battaglia. Però, il tempo perduto nei proclami e nel vituperio non poteva costituire interessante, arduo, e quindi soddisfacente esercizio per sostanziare il proprio ruolo? Mah.

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