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Guardia Medica a Gemona, chi attende la visita non deve stare all’aperto

“Applicare il Decreto Balduzzi agli Ospedali di Cividale, Gemona, Maniago e Sacile per riaprirli nelle funzioni di base, rivedendo la L.R. approvata dal centrodestra, riunendo attorno a un tavolo maggioranza e opposizione per una riforma sanitaria condivisa, con lo spirito di servizio che animò  i consiglieri regionali che diedero vita alla ricostruzione del Friuli terremotato”.

Questo è il forte messaggio del Coordinamento dei piccoli Ospedali, lanciato nella sua recente conferenza stampa a Udine, soprattutto ora che l’accordo con il Governo permetterà di gestire a bilancio ulteriori 1400 milioni di euro nei prossimi 5 anni.  “Auspichiamo quindi che ci sia questa volontà politica, per sanare una realtà sanitaria che ha ingiustamente penalizzato le periferie montane e pedemontane della regione – afferma Claudio Polano in rappresentanza dei Comitati a difesa del San Michele di Gemona -. Per questo chiediamo che quanto dichiarato dal consigliere leghista Ivo Moras, presidente della 3 Commissione regionale che si occupa di Sanità e cioè che in questi Ospedali non tornerà più il Pronto Soccorso, sia una posizione personale, della Lega o dell’intero centro destra”.

Ma i Comitati a difesa del San Michele rincarano le critiche a chi ci amministra: “Il Punto di Primo Intervento di Gemona, chiuso dal 27 ottobre scorso, con soli 2 medici su 5 rimasti al San Michele e di cui non conosciamo la data di riapertura, che secondo alcuni avverrà solo alla fine dell’emergenza Covid, vede come presidio sanitario attuale solo la Guardia Medica, che talvolta però è mancata – dice Polano -. Oggi le persone che ne usufruiscono devono stare in attesa all’aperto e, con la stagione fredda, specie per gli anziani è necessario che o venga riaperta l’astanteria del PPI oppure venga collocato in loco un gazebo chiuso per risolvere temporaneamente il problema”.

I Comitati puntano il dito anche contro la mancata realizzazione della elipiazzola al San Michele, nonostante da diversi anni, nel bilancio della ex Azienda Sanitaria 3, fossero disponibili 100.000 euro per la sua realizzazione. “Nel frattempo in regione ne sono state realizzate una sessantina e altre  sono in programma – sottolinea Polano -. Purtroppo la risposta è scontata, visto che la politica sanitaria del centro destra, nonostante le dichiarazioni ai tempi della riforma Serracchiani, prosegue sugli stessi binari, cioè accentrando sugli hub le maggiori risorse umane e finanziarie a scapito della periferia, riservando a Gemona il ruolo di cronicario/poliambulatorio”.

Infine una considerazione: “Abbiamo purtroppo appreso che l’Azienda Sanitaria Friuli Centrale negli ultimi due anni ha perso 307 dipendenti, che le Mediche udinesi e la Pediatria continuano a registrare fughe di personale e che diversi medici e infermieri non vaccinati sono stati sospesi dal servizio, creando ulteriori problemi di personale – conclude Polano -. A ciò si aggiunga il deficit di 46 milioni di euro, dichiarato in questi giorni. A questo punto sorge spontanea la domanda e cioè con quale personale verrà riavviato e gestito il San Michele?”.