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Coronavirus, Fedriga chiede a Di Maio di intervenire sul blocco unilaterale dei confini

“Assumere iniziative unilaterali e divisive, specie in presenza di una pandemia con pesanti riflessi di carattere economico e occupazionale, appare irresponsabile e scorretto nei confronti di un intero Paese, l’Italia, ma anche di una regione quale il Friuli Venezia Giulia, che hanno sempre coltivato un rapporto leale e pienamente collaborativo con i Balcani”.

Lo afferma il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che ha inviato oggi al ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, una missiva nella quale segnala “l’assoluta esigenza di rappresentare agli Stati di Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina e Serbia di rivedere le rispettive posizioni assunte in tema di chiusura dei confini”.

“È pertanto irragionevole acconsentire che si disponga di iniziative sporadiche, non coordinate e, soprattutto, non condivise tra gli Stati. Un tale agire ha come unico esito – prosegue il governatore – di limitare il transito delle merci e rallentare gli indispensabili rifornimenti alle imprese di ogni
nazionalità, necessari a fare fronte all’immanente emergenza”.

“Sono a conoscenza delle iniziative già avviate dal ministro Di Maio, ma sono certo – conclude Fedriga – che non mancherà un risolutivo intervento sulla questione”.

(nella foto Passo del Predil oggi)

 

LA NOTA DI CONFARTIGIANATO UDINE

Lunghe code alle frontiere in uscita dall’Italia. Sia verso l’Austria che la Slovenia. E’ l’istantanea scattata questa mattina al confine dai tanti autotrasportatori che si sono ritrovati letteralmente imbottigliati, specie al valico di Fernetti, in attesa di poter procedere verso diverse destinazioni europee. Chi di loro doveva scaricare in Slovenia è potuto passare, chi invece doveva solo transitare dal Paese e poi andare oltre, diretto a Est, ha dovuto fare dietrofront. “La Slovenia infatti non si è limitata a controllare gli autotrasportatori uno a uno come sta facendo l’Austria, creando anche in quel caso interminabili code e ritardi, ma si è spinta oltre, respingendo al confine tutte le merci in transito dal Paese e dirette verso l’Est Europa” denuncia Stefano Adami, capocategoria degli autotrasportatori di Confartigianato-Imprese Udine ed Fvg. Risultato: “Code chilometriche al confine, che si traducono per le nostre imprese in aumento di costi, problemi nel rispetto dei tempi di guida e riposo, inquinamento ambientale, perché i mezzi che trasportano derrate alimentari devono restare in moto” tuona ancora Adami. La preoccupazione della categoria, già stremata dalla crisi del 2008, è alle stelle. Le aziende del trasporto merci – 1.819 in regione di cui 1.467 artigiane (ultimi dati disponibili Movimprese-Infocamere)— non sanno se accettare commesse o rifiutarle. Impossible sapere cosa accadrà domani se non tra poche ore. “Non sappiamo se possiamo partire, non sappiamo se arriveremo, se ci fermeranno per strada costringendoci, come accade in Croazia, a fare 14 giorni di quarantena. Così lavorare è impossibile” continua il capogruppo di Confartigianato raccontando di come la risposta disomogenea a livello internazionale porti a situazioni limite come quelle degli autisti costretti a restare prigionieri delle proprie cabine durante le operazioni di carico e scarico. Adami chiama in causa le istituzioni europee, incapaci di imporre omogeneità nelle regole da applicare, sperando di fare i conti con l’Europa appena passata l’emergenza. Intanto l’autotrasportatore punta a mettere in sicurezza le aziende del settore. “Ci servono misure urgenti, immediate, quali la sospensione dei versamenti tributari, delle rate dei muti e dei leasing, ci servono misure di credito agevolate per avere liquidità e la cassa integrazione per tutte le aziende a prescindere al numero dei dipendenti che nell’autotrasporto in Fvg sono complessivamente 12.600. Serve insomma una cura choc, non un palliativo se vogliamo evitare di trovarci tra qualche mese a contare numerosi “decessi” tra le file delle partite iva”.

Superata l’emergenza, Adami rivendica la necessità di metter mano alle regole del cabotaggio. “Quando tutto ripartirà – conclude il capocategoria – andranno imposti limiti di trasporti nazionali alle aziende straniere per salvaguardare una buona volta le nostre. Sono convinto che ce la faremo, anche grazie al sacrificio dei nostri collaboratori, che come sempre accoglieranno con abnegazione i sacrifici che il momento impone, dimostrando ancora una volta come nelle difficoltà questa categoria sappia restare unita, determinata a vincere l’ennesima sfida”.