MONTAGNA- Crisi lavoro, per la Cisl necessarie soluzioni congiunte

“Rispetto alla montagna, non bisogna dimenticare che i problemi economici e quelli sociali sono strettamente legati e che per risolvere la crisi, sia generale che congiunturale che sta investendo l’Alto Friuli, non si può prescindere dal ricercare soluzioni congiunte”. E’ questo, in sintesi, il fulcro dell’intervento che il Segretario regionale della Cisl Norberto Urli ha tenuto nel corso dell’incontro organizzato dalla Giunta regionale con i rappresentanti delle categorie economiche e delle parti sociali per discutere dei problemi della montagna. Un confronto durante il quale Urli ha evidenziato la necessità di attualizzare la legge regionale sullo sviluppo della montagna e quella istitutiva dell’Agemont. Due norme – a detta del Segretario – che non soddisfano alle attuali esigenze del territorio, essendo entrate in vigore quasi vent’anni fa per risolvere problemi ormai rientrati o venuti meno. E se il problema più congiunturale delle aree di crisi interne alla montagna va affrontato puntando ad evitare la dispersione di manodopera, attraverso procedure di riqualificazione del personale e ricollocazione in imprese competitive, i problemi più generali dovranno essere affrontati con una strategia più complessiva.”E’ necessario”, ha infatti sostenuto Urli, “valutare l’utilità, non solo di sostenere con politiche adeguate le attività economiche esistenti, magari accelerando il processo di definizione degli interventi a sostegno del settore manifatturiero, ma anche ricercare nello sviluppo delle risorse locali un sistema integrato di opportunità economiche ed occupazionali”. Interventi, che stando alle parole del Segretario della Cisl, impongono anche una riqualificazione, con investimenti in manutenzioni e ripristini ambientali, delle zone montane, sia ai fini della sicurezza sia del turismo. Una risorsa, quest’ultima, che va valorizzata, attraverso la promozione della cultura dell’accoglienza, la formazione degli operatori, il potenziamento dei prodotti agricoli di nicchia e gli investimenti nelle infrastrutture, come, ad esempio, il collegamento strategico, tramite traforo, tra Carnia e Cadore. Tuttavia, accanto ai problemi economici, la montagna “continua ad essere afflitta da considerevoli problemi sociali dovuti ad uno spopolamento che sembra non arrestarsi e che rischia di sottrarle le risorsa più grande, ovvero le giovani generazioni”. E’, dunque, per evitare l’abbandono da parte dei più giovani delle zone dell’Alto Friuli che il Segretario Urli ha avanzato alcune proposte. Portare in montagna corsi universitari e attribuire alla comunità regionale i costi derivanti dall’utilizzo dell’autostrada (come già succede per la Villesse-Gorizia e per la Portogruaro-Pordenone)per i cittadini e per le imprese residenti potrebbero costituire, secondo Urli, interventi frenanti un trend drammatico. Ospitare corsi universitari, infatti, può essere un passo importante verso la costituzione di un ambiente positivo per i giovani residenti, e per la stabilizzazione di imprese ad alto contenuto di conoscenza, oltre che portare indubbi benefici economici, mentre attribuire alla comunità regionale i costi dell’autostrada significherebbe ridurre il gap derivante dal costo dei trasporti veloci e annullare il senso di drammatica perifericità rispetto ai centri vitali della Regione”.