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Unioni intercomunali: al via, ma “monche”, dal 15 aprile

Restano invariate le funzioni indicate nell’articolo 26 della legge sulle Unioni territoriali intercomunali (Uti) mentre saranno modificate quelle previste nell’articolo 27. Sui criteri di finanziamento invece, nulla cambia per il 2016, ma per le annualità successive ci potrebbe essere un graduale aumento dell’importo dei trasferimenti ordinari di parte corrente a beneficio esclusivo delle Unioni, senza ricorrere al criterio perequativo. E’ questa la controproposta alle proposte formulate da Anci FVG e Uncem FVG che l’assessore regionale alle Autonomie Locali, Paolo Panontin, ha rappresentato, ieri, nella sede della Regione FVG a Udine, al tavolo politico a cui hanno partecipato il presidente regionale dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) del FVG Mario Pezzetta, il presidente regionale dell’Unione nazionale comuni comunità enti montani (Uncem) del FVG Ivan Buzzi, il presidente del Consiglio delle autonomie locali (Cal) Ettore Romoli e i capigruppo del Consiglio regionale oltre che alcuni sindaci.

“Dopo il confronto con la Giunta regionale – ha detto – ritengo che le funzioni dell’articolo 26, proprio perché sono adeguate alla scala dimensionale delle unioni e già sperimentate in Italia, dovrebbero restare invariate. Nell’elenco indicato da Anci FVG non figurano i servizi scolastici e l’edilizia scolastica, la polizia locale e la gestione dei tributi, per il resto l’elenco delle funzioni è corrispondente”.

PANONTINMa per venire incontro alle esigenze espresse da alcuni territori, Panontin ha spiegato come le Unioni potranno partire con solo tre funzioni, di cui all’articolo 26, dando libertà ai Comuni di scegliere quali inserire oltre a quelle della progettazione europea che rimane obbligatoria per il 2016. “Le funzioni dell’articolo 27 verranno modificate – ha illustrato – ricomprendendo i “servizi finanziari e contabili ed il controllo di gestione” tra quelli che possono essere svolti anche in forma associata attraverso una semplice convenzione. Sarebbe utile, proprio per rispondere ai criteri di adeguatezza, prevedere un richiamo all’articolo 20 della legge 26 sui sub ambiti stabilendo che le funzioni dell’articolo 27 possano essere esercitate in forma associata rispondendo ai criteri dei sub ambiti ovvero i 10mila abitanti in pianura e i 3mila in montagna”.

Sui criteri di finanziamento per le Uti, Panontin ha sottolineato che essi restano fissati per il 2016 nella misura del 7,5 per cento; “potremmo però prevedere, per le annualità successive, un graduale aumento dell’importo fisso forfetario dei trasferimenti ordinari di parte corrente a beneficio esclusivo delle Uti nella misura rispettivamente del 10-15 per cento per il 2017 e del 15-20 per cento per il 2018 in sostituzione del perequativo. La legge regionale di stabilità 2016 già prevede che in sede di assestamento vengano definite le risorse da destinare direttamente alle Uti per garantire il loro funzionamento e tale principio ha trovato il consenso anche del Consiglio delle Autonomie locali (Cal)”.

Nel corso della discussione l’assessore ha poi voluto rispondere alle preoccupazioni sui bilanci comunali, espresse da alcuni consiglieri regionali, anticipando che se giungerà istanza motivata da Anci “prorogheremo i termini di presentazione del bilancio preventivo dal 30 aprile al 30 giugno”.

“Se concordiamo sul merito, sulle funzioni e sull’adeguatezza ovvero sulla sostanza della legge – ha ribadito Panontin – il tema del perequativo cade. L’Anci FVG ha trovato al suo interno una posizione di sintesi non facile e ha indicato di essere favorevole ad un’impostazione che preveda, in capo alle Unioni, le funzioni strategiche obbligatorie e le funzioni di service, dunque questi aspetti non ci dividono. Manca ancora una declinazione dell’adeguatezza e su questo punto dobbiamo, in modo empirico e per affinamento, individuare una soglia dimensionale che possa rappresentare i parametri di adeguatezza”.

“La legge – ha ricordato l’assessore – prevede già delle soglie quando si citano i sub ambiti: tremila abitanti per i comuni montani e i diecimila per i comuni di pianura che potrebbero rappresentare un criterio di adeguatezza”.

Positivo l’incontro per Mario Pezzetta che ha giudicato utile il tavolo odierno e indicato come “si può avviare un percorso utile – ha riferito – da raggiungere a tappe che prevede ancora delle modifiche minime alla norma, spostando l’idea di penalizzare finanziariamente i Comuni per le funzioni non strategiche e riconoscendo principi obiettivi di adeguatezza per rimodulare gli aspetti finanziari”.