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Si chiama PriMo l’etichetta pioniera del vino “made in Carnia”

Il piacere e la responsabilità di essere PriMo. Prendete un calice, metteteci dentro il profumo della terra di Forni di Sotto, la sapienza enologica di Roberto Baldovin, un progetto di viticoltura eroica, la collaborazione dell’amministrazione fornese e un tocco di sana, costante, indispensabile follia visionaria. Lasciate crescere e riposare le vigne per 7 anni, sedetevi vicino ad un camino, chiamate un palato fino che abbia voglia di degustare non solo gli aromi unici di un vino medaglia d’oro 2021 e argento 2022 al concorso Piwi, ma anche la storia straordinaria che lo circonda, fatta di faticosi successi e tanti momenti di sconforto. Il PriMo nasce così, principe incoronato delle uve resistenti, opera d’arte made in Carnia scaturita dalla mente di Baldovin, supportato dalla fiducia di Claudio Coradazzi, sindaco di Forni di Sotto e vicepresidente della Comunità di montagna della Carnia, che nel progetto di un vino di quota hanno creduto sin dagli esordi.

Roberto Baldovin con un bicchiere di PriMo

Il PriMo se la cava benissimo da solo a classificare la sua personalità, toccando nel palato le tonalità polifoniche di sapori antichi e vergini, ad accarezzare i sensi del degustatore che accetti il confronto con un vino che, senza divagare in proselitismi e troppi elogi, è l’etichetta pioniera dei vitigni dell’Alto Friuli, l’iniziatore di un progetto pilota che potrebbe rappresentare la rivoluzione agraria della Carnia. Una scuola che della pratica ha fatto la sua teoria e fa già parlare di “modello Forni di Sotto”. 

Baldovin, ci dica qualcosa di più del PriMo.
«È un vino che ha carattere, nato da scelte coraggiose. Nel suo nome c’è il peso della responsabilità che porta e il privilegio di essere pioniere per quanto riguarda la viticoltura di quota in Friuli. É creato dalla varietà Solaris, una varietà strepitosa, montanara, temeraria , che dopo vari esperimenti abbiamo individuato come la più idonea per i nostri climi e i nostri territori. Mi sono innamorato di lei e lei di me: un AmarCi quasi simbiotico».

Com’è nata l’idea di fare viticoltura a Forni di Sotto?
«Ho un legame affettivo con questa terra, una passione pluridecennale per il buon vino e in più la possibilità di aver avuto terreni su cui poter mettere in opera il progetto. E poi c’è stato il supporto indispensabile dell’amministrazione fornese, con Claudio e la Regione che hanno supportato la lenta maturazione di un sogno che inizialmente sembrava solo un volo pindarico. Oggi tutto questo, dopo otto anni di lavoro ha una sua anima e a breve una sua identità commerciale unica, poiché, in questi territori non sono mai stati creati vini».

Il futuro di questa vinificazione?
«Consolidare quel che abbiamo studiato ed analizzato, su vinificazioni semplici, ma efficaci per le caratteristiche del vitigno, passando anche per qualche fallimento, normale per chi sperimenta. Le fasi successive saranno la creazione di una nostra cantina e una diversificazione delle vinificazioni, poiché il Solaris, alle nostre quote, può essere vinificato sia come vino fermo, che come vino spumantizzato o come vino passito. Gli investitori si sono già fatti avanti e credo che il 2023 sarà l’anno della svolta, non solo per la nostra cantina, ma anche per lo sviluppo vitivinicolo locale e successivamente zoonale. Novembre è il mese della verità. Entro la fine dell’anno dovremmo arrivare alla registrazione della varietà Solaris. Dopo quasi 8 anni stiamo raccogliendo i primi frutti del duro e serio lavoro svolto».

Sindaco Coradazzi, lei da amministratore e patrocinante del progetto, vuol dire o aggiungere qualcosa a quel che ha detto Baldovin?
«É stata una sfida e un’avventura, non priva di qualche momento di sconforto. Ma quando volontà e determinazione si spalleggiano, i risultati, prima o dopo, arrivano. Noi come amministrazione comunale, sino alla convalida della Regione e di tutti gli enti che hanno fatto crescere questo progetto, abbiamo voluto vedere nelle tenere piante il futuro di una vinificazione eroica. Siamo i primi e lo dico con orgoglio».

Ringraziamenti?
«Da chi come Amorim Cork – risponde Baldovin – ci ha fornito tappi di qualità, fino all’esperienza di enologi come Paolo Valdesolo, ad  Alexander Morandell, presidente di Piwi International, per la sua competenza e la sua disponibilità. Un grazie di cuore anche all’azienda Metos, per averci fornito supporto con una stazione meteo professionale. Ed infine a tutti coloro che hanno voluto che PriMo avesse la sua occasione di diventare grande.

Un augurio per il domani del vino di Forni?
«Se, come citava Mauro Corona, – conclude Baldovin – nel futuro regna l’ignoto, è vero anche il contrario, cioè che nell’ignoto è insito il futuro. Ma quelli che si limitano, saggiamente, a ciò che par loro possibile, non avanzeranno mai di un passo. Ad maiora».

(nella foto di copertina da sinistra Baldovin e Coradazzi)