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Più di 10mila denunce d’infortunio in 7 mesi in Friuli Venezia Giulia

Più di 10mila denunce d’infortunio in 7 mesi, per l’esattezza 10.245, quasi 500 in più del 2017, con un incremento del 4,7%: il più alto tra tutte le regioni italiane, a fronte di un andamento nazionale che vede invece una lieve diminuzione dei casi (+0,3%).

INCIDE LA PRECARIETÀ. La banca dati dell’Inail, che dopo un black-out di sette mesi torna a fornire i dati sugli infortuni complessivi, e non soltanto su quelli mortali, conferma l’acuirsi dell’emergenza sicurezza in regione. Come si era verificato nel 2017, e anzi con percentuali ben più marcate, gli infortuni nella nostra regione mostrano infatti una tendenza crescente. Una crescita tutta da ascrivere all’industria, dove le denunce pervenute all’Inail sono aumentate del 6,6%, mentre agricoltura e comparto pubblico registrano una flessione degli infortuni. Un andamento sicuramente legato al ciclo economico, caratterizzato anche nella prima metà del 2018 da una timida ripresa, ma probabilmente superiore, in termini percentuali, all’aumento delle ore lavorate: a incidere è sicuramente anche un mercato del lavoro caratterizzato sempre più dalla frammentazione del ciclo produttivo, dalla precarizzazione dei contratti, da un crescente ricorso ad appalti ed esternalizzazioni.

TERRITORI E MODALITÀ. Alla crescita degli infortuni non fa eccezione nessun territorio, anche se Pordenone e Trieste, rispettivamente con l’8,5% e il 5,7%, segnano un incremento molto più marcato rispetto a Udine (3,2%) e Gorizia (1,3%). per quanto riguarda le modalità, l’incremento è più marcato per gli infortuni in itinere (1.227, il 155 in più rispetto al 2017), mentre quelli in occasione di lavoro (in tutto 9mila) crescono del 3,4%.

17 MORTI. In lieve calo invece, dopo l’aggiornamento a luglio, il numero degli infortuni mortali: erano stati 18 nei primi sette mesi del 2017, uno in più rispetto a quest’anno. Il conto, purtroppo, andrà però aggiornato con l’ultimo infortunio in occasione di lavoro, quello verificatori il 7 agosto nell’area del cementificio di Fanna, dove ha perso la vita il 36enne Donato Maggi, neoassunto da un’agenzia interinale.

RAFFORZARE VIGILANZA E PREVENZIONE. «Il problema è sì culturale, ma non soltanto. Incidono anche, oltre alla precarietà e alla brevità dei contratti, che non consentono un’adeguata formazione, anche le lacune e i ritardi di parte del mondo imprenditoriale, se è vero come è vero, cosa che ci confermano i nostri rappresentanti per la sicurezza, che in molte aziende manca addirittura il documento di valutazione dei rischi». Questo il commento di Orietta Olivo, responsabile mercato del lavoro e sicurezza della segreteria regionale Cgil, che sollecita l’avvio, a livello regionale, di iniziative specifiche per rafforzare la vigilanza e la prevenzione degli infortuni, come recentemente chiesto dai sindacati all’assessore al lavoro Alessia Rosolen.