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Passo Monte Croce, il Patto per l’Autonomia: «Centrodestra in stato confusionale»

Riceviamo dal Patto per l’Autonomia Alto Friuli e pubblichiamo.

L’incontro tenutosi il 28 marzo scorso ad Arta Terme sulla questione del collegamento viario di Passo Monte Croce Carnico, cruciale per la Valle del But come per l’intera Carnia, ha mostrato per l’ennesima occasione lo stato confusionale del centrodestra regionale. Non si spiega diversamente – a meno che non esistano due maggioranze – la distanza tra le dichiarazioni dell’assessore Amirante e quelle del vicepresidente del Consiglio regionale Mazzolini. Se la prima ha ribadito linearmente (va riconosciuto) il piano di azione presentato da mesi, il secondo – con altrettanta costanza – ha continuato a dichiarare progetti mirabolanti, suffragandoli con collaborazioni oltreconfine senza riprova, oltre che con l’impegno sulla parola del ministro del “ponte sullo Stretto”. Quel Salvini che in campagna elettorale aveva promesso il traforo della Mauria, per poi nei mesi a venire cambiare vallata ed impegnarsi a sostegno del collegamento transnazionale dalla Val d’incarojo, tornando giorni fa al tunnel della Valle del But. Quale linea di maggioranza – o quale maggioranza – interverrà quindi sulla questione?
Nell’incomprensione dei più cadono anche le recenti parole dell’assessore Bini sui supporti alle attività economiche colpite dalla chiusura del Passo. Se il nostro gruppo aveva richiesto fin da gennaio una stima sul danno economico arrecato alle attività locali, ai fini di un intervento veloce e circostanziato, le dichiarazioni dell’assessore su quanto fatto in merito hanno il sapore della mistificazione. Sostenere che le politiche turistiche regionali hanno in parte sopperito ai danni provocati dalla chiusura del Passo, significa negare una parte sgradita di realtà, dimostrando la totale incapacità di lettura del territorio al di là della promozione di nuovi impianti sciistici dove non nevica ed ancor meno nevicherà. Di interventi sostanziali, invece, non si è parlato e nel frattempo, le aziende soffrono, non solo nel comparto del turismo ma anche negli ambiti produttivi a questo estranei e a quanto pare invisibili a Bini e a Mazzolini.
Quando il centrodestra regionale si chiarirà le idee, saremo felici di supportare le adeguate soluzioni del problema, per il quale tutti indistintamente devono e dovranno fare la loro parte.
Nel mentre, consci delle oggettive complessità del caso, auspichiamo che i tempi di ripristino dell’asse viario siano più solerti possibile. La Carnia è priva dei suoi principali sbocchi verso l’esterno: oltre al Passo di Monte Croce, il ponte sul Fella tra Amaro e Carnia rimane chiuso e le garanzie di avvio dei lavori entro la fine del 2023 (e rilasciate in pompa magna dalla maggioranza regionale) sono ancora prive di riscontro reale; come altrettanto i lavori di ultimazione della Ciclovia Alpe Adria, anch’essi cosa fatta a parole, ma finiti inesorabilmente nell’oblio.
La storia potrebbe ripetersi anche per il Passo di Monte Croce? Nessuno lo vuole, sarebbe un ulteriore e durissimo colpo ad una montagna che si sta spegnendo tra le frane (già nei mesi scorsi era stata da noi posta come prioritaria la questione della sicurezza stradale), nell’isolamento e nel tracollo dei servizi territoriali e/o essenziali, dalla sanità (sempre più privata) all’istruzione.

PATTO PER L’AUTONOMIA ALTO FRIULI