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Morti sul lavoro, i sindacati FVG puntano il dito su precarietà e appalti

«L’avevamo detto martedì, non possiamo che ripeterlo ancora dopo questa ennesima tragedia sul lavoro, la seconda in due giorni e l’ottava dall’inizio dell’anno: la recrudescenza degli infortuni, e in particolare di quelli mortali, è il durissimo prezzo che stiamo pagando a un mercato del lavoro dove la precarietà la fa da padrona e la catena produttiva si frantuma in una giungla sempre più fitta di appalti e subappalti, dove è più difficile vigilare sul rispetto delle regole e diffondere una cultura della formazione e della prevenzione». È quanto dichiarano in una nota unitaria Orietta Olivo, Roberto Muradore e Mauro Franzolini, delle segreterie regionali di Cgil-Cisl-Uil, dopo l’infortunio mortale avvenuto ieri alla Fincantieri di Monfalcone, dove ha perso la vita un giovanissimo operaio dipendente di un’azienda dell’indotto.

Mentre i sindacati metalmeccanici, per bocca del segretario provinciale della Fiom-Cgil Gorizia Livio Menon, annunciano per questa mattina un’assemblea agli ingressi, «con l’obiettivo di aprire con il gruppo una vertenza sulla gestione della sicurezza sia per i dipendenti diretti che nell’ambito degli appalti», le segreterie confederali insistono sulla necessità di azioni concrete concertate da forze imprenditoriali, sindacati e istituzioni, «perché limitarsi a parlare di sicurezza e prevenzione non basta». Così come non basta, aggiungono Olivo, Muradore e Franzolini, «appellarsi a un formale rispetto delle regole, non accompagnato da adeguate strategie di formazione, prevenzione e sul fronte dell’organizzazione del lavoro, per far fronte agli effetti di una politica di esternalizzazioni sempre più spinta».

Oltre a insistere su formazione e cultura della prevenzione, anche alla luce della giovane età delle due vittime degli infortuni di Fagagna e Monfalcone, i sindacati sottolineano anche agli effetti della legge Fornero, che con il progressivo allungamento dell’età lavorativa vede un forte aumento del rischio infortuni, confermato dai dati e denunciato dall’Anmil, anche nelle fasce di età più alte. Ma l’emergenza numero uno, insistono Cgil, Cisl e Uil, resta quella legata alla precarietà dei contratti e alla frantumazione del ciclo produttivo: «Precarietà, lavoro a termine e subappalti – concludono Olivo, Muradore e Franzolini – sono tutte situazioni in cui la formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che è un esclusivo obbligo dei datori di lavoro, assume un significato meno perentorio. Per avere maggior sicurezza, quindi, servono una maggiore stabilità dei rapporti di lavoro, un maggiore controllo dell’organizzazione del lavoro lungo tutta la filiera produttiva e un investimento, in termini di organici, per potenziare l’azione ispettiva e di controllo da parte delle aziende sanitarie».