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Mirco Romanin: «Lisa Vittozzi talento enorme. Il suo oro un’emozione fortissima»

di BRUNO TAVOSANIS

C’è tanto di Mirco Romanin nella medaglia d’oro conquistata martedì da Lisa Vittozzi nella 15 km individuale dei Campionati Mondiali di biathlon. Carnico di Forni Avoltri, 34 anni, l’allenatore azzurro racconta innanzitutto le emozioni vissute a Nove Mesto.
«Il livello era alto, bisognava andare forte e Lisa ha fatto la gara perfetta, la migliore della sua vita nel posto giusto al momento giusto. Chapeau a lei per ciò che è riuscita a tirare fuori. Ripensando ai non lontani anni bui, questo è un risultato incredibile».

Quando c’è stato il problema con la ricarica nella prima serie, hai temuto che la gara fosse compromessa?
«Beh, subito ho pensato che si stava mettendo male. Poi però Lisa è stata molto brava, ha gestito al meglio la situzione sbattendo il caricatore per farlo nuovamente funzionare. Poi è ripartita con il coltello fra i denti, facendo registrare ottimi tempi sugli sci. Ha fatto qualcosa di magico o, più prosaicamente, ha dimostrato di essere forte anche di testa».

Cosa vi siete detti per prima cosa una volta che il titolo iridato era certo?
«L’ho abbracciata forte, ma sinceramente non ricordo le parole, sono state davvero emozioni troppo forti».

Cosa significa per Lisa questo risultato?
«Il raggiungimento di un obiettivo che inseguiva da sempre. È un talento enorme e ha una propensione al lavoro unica. Ha vinto tanto, ma sarebbe stato un peccato concludere la carriera senza un titolo mondiale individuale».

E cosa significa per Mirco Romanin? Ti abbiamo visto impazzito di gioia!
«Vuol dire tanto, perché ho vissuto con lei la parte finale del periodo buio e la successiva rinascita. Questa medaglia d’oro è l’apoteosi per uno che fa il mio mestiere, figuriamoci per me, avendola seguita quando era giovanissima. L’ho allenata, assieme a Giordano Baritussio, nei primi due anni della squadra regionale, all’inizio della scorsa decade. Poi fu inserita nel gruppo azzurro».

Cosa ha la sappadina in più in questa stagione rispetto alla già ottima precedente?
«Più consapevolezza dei suoi mezzi. Arrivando da un periodo nel quale era finita sottoterra, si è ritrovata dalle stalle alle stelle e la cosa non si può metabolizzare subito. Lisa era considerata sin da giovanissima un astro nascente, ma a quell’età la pressione la senti moderatamente. Poi è entrata in un tunnel dal quale non era facile uscire, ma lei ce l’ha fatta e, avendo avuto l’anno scorso la conferma che aveva ritrovato il suo biathlon, ora vive un momento di grande serenità».

A questo proposito, la sensazione dall’esterno è proprio quella di una grande atmosfera nella squadra azzurra. Quanto conta per Lisa, visto che non è stato sempre così?
«Del passato non è bello parlare, anche perché non c’ero. Posso confermare che adesso c’è un grande affiatamento e in un gruppo conta moltissimo, visto che stiamo assieme 200 giorni all’anno, lontano da casa. Il lavoro è importante, farlo bene e in sintonia è un valore aggiunto. E i risultati si vedono».

Sei un ottimo podista e ciclista: una grande passione ma non solo, vero?
«Amo gli sport di fatica, mi piace tenermi in allenamento e anche gareggiare, perché l’agonismo mi dà sempre quel pizzico di tensione bella da vivere. Ma allenarmi bene è importante anche per il lavoro, perchè posso capire meglio le performance dei biathleti e seguirli anche quando fanno allenamenti ad alta intensità. Tutta un’altra cosa che aspettare il loro passaggio e valutarli per 10 secondi. Credo che tra le mie caratteristiche questa sia un’arma vincente».

(nella foto Mirco Romanin e Lisa Vittozzi assieme dopo il trionfo di Nove Mesto)