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Maxi frode su fondi Pnrr, arresti e perquisizioni anche in Friuli Venezia Giulia

Una maxi frode ai danni della UE su fondi Pnrr è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Venezia, che ha eseguito misure cautelari nei confronti di 23 persone su richiesta di Eppo, la procura europea, e sequestri preventivi per oltre 600 milioni di euro.

Interessati anche diversi Paesi europei ove stanno operando forze di polizia slovacche, rumene e austriache.

I particolari dell’operazione sono stati resi noti in una conferenza stampa tenutasi oggi a Mestre, presso il Comando Provinciale della Gdf.

Del totale delle ordinanze, hanno spiegato i vertici della Gdf, 8 sono in carcere, 14 agli arresti domiciliari e due sono interdittive a svolgere attività professionale e commerciale. Arresti e perquisizioni sono stati eseguiti anche in Friuli Venezia Giulia. Sono oltre 150 i finanzieri che hanno operato inoltre tra Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige,  Toscana, Lazio, Campania e Puglia, anche con l’ausilio di unità cinofile “cash dog”.

Le 24 misure cautelari sono state disposte dal procuratore europeo delegato, Donata Patricia Costa. L’attività di frode è attribuita a un sodalizio criminale, con il coinvolgimento di vari prestanome e l’ausilio di 4 professionisti. In una prima fase l’attività fraudolenta ha riguardato progetti per decine di milioni di euro, finanziati con fondi del Pnrr, erogati da Simest, società partecipata di Cassa depositi e prestiti, con l’obiettivo di sostenere le imprese italiane nel percorso di internazionalizzazione. Gli indagati in questo modo incassavano subito il 50% dei finanziamenti, per progetti che poi non avrebbero mai portato a termine.

Dalle indagini è emerso che l’organizzazione era dedita alla creazione di crediti inesistenti nel settore edilizio e per il sostegno alla capitalizzazione delle imprese, per circa 600 milioni di euro. Le successive attività hanno consentito di portare alla luce, con la tecnica del ‘follow the money’, condotte di riciclaggio e autoriciclaggio dei profitti illeciti attraverso un reticolato di società fittizie costituite anche all’estero, in particolare in Austria, Slovacchia e Romania.

La ricostruzione dei flussi finanziari illeciti è stata possibile grazie agli approfondimenti svolti dai militari delle fiamme gialle su oltre 100 segnalazioni di operazioni sospette, che hanno permesso di individuare i promotori e agevolatori del sodalizio criminale.

Parallelamente, i criminali avevano affinato un apparato di riciclaggio, protetto da tecnologie di ultima generazione, e di società di cartolarizzazione dei crediti per occultare il business illegale e trovare nuove modalità di monetizzazione di crediti inesistenti.
Tra i beni sottoposti a sequestro dai militari ci sono appartamenti e ville signorili, criptovalute, orologi di pregio, oro e auto di lusso.