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I lavoratori della grande distribuzione scioperano a ridosso del Natale

Braccia incrociate per tutta la giornata o per l’intero turno lavorativo, volantinaggi in molti centri commerciali e ipermercati delle province di Udine, Pordenone e Trieste, una manifestazione unitaria a Gradisca organizzata nella mattinata dai sindacati di categoria dell’isontino.
Questo il programma della nuova giornata di sciopero proclamata per venerdì 22 dicembre da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil nei settori della grande distribuzione e della distribuzione cooperativa, per rivendicare il diritto dei lavoratori, oltre 15mila in regione, al rinnovo dei rispettivi contratti nazionali, scaduti ormai da quattro anni.

I sindacati rivendicano aumenti in linea con quelli previsti dal contratto nazionale del turismo, della distribuzione e dei servizi, firmato nel 2015, «che Federdistribuzione si ostina a non riconoscere – spiegano in una nota unitaria i segretari regionali Susanna Pellegrini (Filcams), Adriano Giacomazzi (Fisascat) e Matteo Zorn (Uiltucs) – imponendo invece l’applicazione di quello che di fatto non è un contratto ma un semplice regolamento associativo, residuo del precedente Ccnl terziario, distribuzione e servizi, scaduto nel 2013». Per quanto riguarda la distribuzione cooperativa, a dividere le controparti, oltre alle distanze sul salario, ci sono alcune richieste avanzate da parte datoriale, e in particolare quelle relative al trattamento di malattia, il mantenimento di doppi regimi tra neoassunti e lavoratori con maggiore anzianità aziendale, l’innalzamento del divisore orario, con penalizzazioni sul calcolo degli straordinari e di altre voci.

Nasce da questo stato di cose la mobilitazione decisa dalle segreterie nazionali per il 22 dicembre, che in Friuli Venezia Giulia, come detto, sarà dell’intera giornata. Una protesta con cui i sindacati vogliono anche denunciare il progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro nella grande distribuzione, frutto anche della scelta di Federdistribuzione di non applicare quello che al momento sarebbe l’unico contratto valido di riferimento per le proprie associate, quello del 2015, e della disdetta unilaterale di molti integrativi aziendali. Quanto agli incrementi salariali erogati ai lavoratori, i sindacati sottolineano come questi non siano contrattati, ma unilaterali e in ogni caso sensibilmente inferiori rispetto a quelli riconosciuti dal contratto del 2015, con conseguenti penalizzazioni anche sotto il profilo contributivo.