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Per la Cgil Fvg sono i giovani le prime vittime della Legge Fornero

«Se in Friuli Venezia Giulia ci sono solo 104mila occupati under 35, contro i 152mila del 2008, questo non è dovuto soltanto alla crisi, ma anche alla riforma Fornero, che ha drasticamente ridotto il ricambio generazionale sul mercato del lavoro».
È quanto ha dichiarato, Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil Fvg, intervenendo al convegno su pensioni e mercato del lavoro organizzato a Trieste dallo Spi Cgil Fvg, nell’ambito della Festa di Liberetà.

APE SOCIAL PER POCHI. In sintonia con il numero uno dello Spi nazionale Ivan Pedretti e con il presidente della Commissione lavoro della Camera Cesare Damiano, presenti anch’essi a Trieste, Pezzetta ha sottolineato gli stretti rapporti tra sistema pensionistico e mercato del lavoro. La richiesta di evitare ulteriori innalzamenti dell’età pensionabile e di individuare nuovi correttivi alla Fornero, portata avanti dalla Cgil al tavolo con il Governo, risponde quindi anche alla necessità di rilanciare l’occupazione giovanile. «Ecco perché – ha spiegato il segretario della Cgil Fvg– è necessario da un lato ampliare le platee dei beneficiari di Ape social e dei cosiddetti precoci, in Fvg meno di 1.400 persone quest’anno e meno di 700 nel 2018, dall’altro rendere meno penalizzante l’Ape, che in regione riguarderà al massimo 8.500 persone nel biennio, ma a fronte di una sensibile riduzione della pensione finale».

I NUMERI DELLE PENSIONI. Quelle sul lavoro non sono le uniche cifre che allarmano il sindacato. A preoccupare la Cgil e lo Spi c’è anche la crescita della povertà e del disagio sociale. «L’indice di povertà relativa nella nostra regione – ha commentato Ezio Medeot, segretario regionale dei pensionati Cgil – risulta purtroppo in continuo aumento: dal 7,9% del 2014 siamo saliti all’8,7% nel 2015 e al 10,4% nel 2016. Si tratta di una realtà che riguarda purtroppo anche molti pensionati del Friuli Venezia Giulia, considerato che uno su tre, il 32%, vive al di sotto della soglia di 1.000 euro lordi mensili e la maggioranza, il 55%, sotto i 1.500 euro lordi. Per questo, dopo la boccata di ossigeno arrivata con la quattordicesima, era importante individuare criteri più efficaci di adeguamento delle pensioni al costo della vita». Medeot ha anche denunciato la contrazione degli organici nelle sedi Inps della regione, dove il numero di addetti, inclusi quelli dell’ex Inpdap, è passato dai 780 del 2009 agli attuali 570, «con inevitabili effetti sulle prestazioni erogate agli utenti».

DONNE PENALIZZATE. Tra le priorità poste dalla Cgil al tavolo con il Governo, come detto, anche la richiesta un riconoscimento previdenziale del lavoro di cura delle donne, che a partire dal 2018, peraltro, si vedranno totalmente equiparate ai maschi sotto il profilo dell’età pensionabile. Ancora oggi, infatti, il cosiddetto doppio carico rappresenta una pesante penalizzazione prima sul lavoro, sotto il profilo sia retributivo che professionale, poi come pensionate. A testimoniarlo il reddito medio delle pensionate, che in regione è di 15.357 euro annui, 7.350 euro in meno rispetto a quello dei pensionati maschi. E la percentuale di redditi sotto i 1.000 euro lordi, che come detto è del 32% in totale, tra le donne sale al 42%. «Numeri – ha dichiarato Medeot – che dimostrano come una vera parità tra uomini e donne, anche sotto il profilo pensionistico, sia ancora molto lontana».

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