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A Gemona il “Giorno del Ricordo” si vive al cinema

In tempi in cui si invocano e si ergono muri di separazione assume una valenza particolare il Giorno del Ricordo, che si celebra il 10 febbraio in memoria delle vittime delle foibe ma anche della complessa vicenda del confine orientale e del dramma che vissero gli esuli istriani, fiumani e dalmati al termine della seconda guerra mondiale. In occasione della ricorrenza, la Cineteca del Friuli ha digitalizzato nel laboratorio dell’Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia il film che Luigi Zampa girò nell’autunno del 1949 nella provincia di Trieste, Cuori senza frontiere, di cui la Cineteca conserva la copia in pellicola 35mm, restaurata nel 2000 insieme alla Cineteca Nazionale e Eurowanderkino presso i laboratori Haghefilm di Amsterdam a partire dal negativo d’epoca messo a disposizione dalla Cristaldifilm.

La nuova versione digitalizzata sarà presentata venerdì 10 febbraio alle ore 21 al Cinema Sociale di Gemona (ingresso unico 4 euro). La proiezione è il primo di numerosi eventi che saranno calendarizzati in diverse sale della regione nelle prossime settimane e mesi per festeggiare i quarant’anni della Cineteca del Friuli, nata sulle macerie del terremoto il 26 febbraio 1977 e che proprio con l’allestimento, nel 2014, del laboratorio digitale, ha raggiunto un importante traguardo in vista di una sempre maggiore diffusione del patrimonio filmico conservato.

Sorta di “melodramma neorealista”, Cuori senza frontiere è legato al preciso momento storico della redifinizione del confine orientale, tuttavia il tema delle frontiere è tornato di grande attualità e il film offre spunti di riflessione anche sulla situazione odierna.

Un immaginario paese del Carso triestino, simbolo di tutti territori divisi della zona, viene letteramente tagliato in due dalla Commissione Alleata: una parte resterà sotto il controllo alleato, l’altra passerà sotto il controllo jugoslavo. A sottolineare l’assurdità della situazione, la linea bianca di demarcazione – presto rinforzata da filo spinato, sbarre e paletti – separa la chiesa dall’oratorio, la casa contadina dal campo, spezza in due il cimitero. Si dividono anche i compaesani, costretti a decidere da quale parte stare: “Maledetti paletti che ce li avete messi in mezzo al petto”. Nonostante la frase sia pronunciata originariamente dal padre di un ragazzino, dopo i primi momenti di protesta, confusione e sgomento, gli adulti finiscono per adattarsi alle circostanze. Non così i bambini, che rivendicano il diritto di continuare a stare insieme e tolgono per protesta uno dei paletti che segnano il nuovo confine fra Italia e Jugoslavia.

Il film è interpretato efficacemente da Gina Lollobrigida, Raf Vallone, Erno Crisa, Cesco Baseggio e dal piccolo Enzo Staiola, reso famoso da Ladri di biciclette. Fra i collaboratori, l’aiuto regista Mauro Bolognini e i triestini Callisto Cosulich e Tullio Kezich, che compaiono anche in ruoli minori.