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Cooperative Fvg, fatturato in crescita del 6,4 per cento

In crescita del 6,4 per cento il fatturato del comparto cooperativo, arrivato a 960 milioni di euro. Il dato dalle 632 cooperative aderenti a Confcooperative Fvg conferma una crescita lenta ma costante, in parziale controtendenza al dato dell’occupazione, che resta sostanzialmente stabile. Anche le cooperative stanno lentamente riuscendo a consolidarsi, recuperando margini dopo aver subito anch’esse il contraccolpo della crisi.

Valore della produzione complessivo per settore
(in milioni di euro)

Agricoltura

498 milioni

Produzione

121 milioni

Cultura

28,5 milioni

Sociale

233 milioni

Distribuzione

59 milioni

Pesca

18 milioni

altri

1,8 milioni

«I dati economici non dicono tutto e, nel caso della cooperazione, quello che non dicono è moltissimo – commenta Giuseppe Graffi Brunoro, presidente regionale di Confcooperative (nella foto) -. L’obiettivo del nostro sistema, infatti, è quello di fare impresa creando un valore aggiunto che non sia solo economico-contabile. Certo, la buona gestione economica è il punto di partenza per produrre una marginalità che deve essere restituita sul territorio». Una “restituzione” che, nelle cooperative, prende la forma di reddito da lavoro o di remunerazione dei soci conferitori o, infine, di risparmio per i soci consumatori.

Guardando ai dati più nel dettaglio, praticamente, si vede come tutti i settori mostrino il segno più rispetto a un anno prima. Crescono in particolare, dell’8,3 per cento le cooperative della filiera agroalimentare (che, con 498 milioni, rappresentano il 52 per cento del fatturato cooperativo) e crescono significativamente anche le cooperative sociali, del 7,5 per cento. Sono 6, inoltre, le cooperative oltre i 50 milioni di euro di fatturato.

«La politica generi le condizioni di base affinché si possa fare impresa premiando i comportamenti virtuosi, quelli di chi assume e reinveste sul territorio, come fa la cooperazione. Riducendo al minimo invece il peso oppressivo di burocrazia e controlli, che devono essere efficaci nell’individuare i “furbetti”, quelli che eludono cioè le norme facendo concorrenza sleale a tutti gli altri: se invece il sistema normativo e di controllo diventa vessatorio finisce per danneggiare chi fa bene il proprio lavoro», conclude Graffi Brunoro.