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Allarme pertosse in Alto Friuli, ecco i consigli dell’Azienda Sanitaria

Da venerdì scorso è di nuovo allarme pertosse in AAS3: un neonato di due mesi è ricoverato in Ospedale per i sintomi di una malattia che può mettere in pericolo la vita dei bambini appena nati.

L’indagine epidemiologica effettuata dai sanitari ha documentato la malattia anche nella madre e nel fratello più grande, che non era stato mai vaccinato.  Quindi, come è prassi in questi casi, i medici di famiglia e i pediatri della zona sono stato allertati per ricercare e trattare opportunamente eventuali altri soggetti colpiti da questa “piccola epidemia”.

Fortunatamente le cure prontamente messe in atto sembra abbiano scongiurato il peggio e il bimbo sta lentamente migliorando.  Nell’anno 2010, sempre in Carnia, una precedente epidemia di pertosse  aveva colpito un bambino di pochi mesi che era purtroppo deceduto.

Ma come è potuto accadere che ancora nel 2016 sia possibile rischiare la vita di un bimbo per una patologia per cui da quasi trent’anni si dispone di un vaccino sicuro ed efficace?

genitori-e-neonatiLa pertosse è una malattia non sempre conosciuta, specie dai più giovani. E’ molto contagiosa tanto che un ammalato, anche durante la fase di incubazione, può infettare con i colpi di tosse oltre 20 soggetti che non hanno anticorpi contro di essa. Non tutti sanno inoltre che l’infezione naturale stimola anticorpi che non sono duraturi e quindi proteggono da una nuova malattia al massimo per 10 anni.

In parole povere ci si può riammalare di pertosse “da grandi”, e in qualche caso con sintomi poco evidenti, per cui una persona adulta con una tosse in apparenza banale può essere in realtà affetta dalla pertosse ed essere in grado di infettare per alcune settimane chi viene a contatto con lei.

Nel caso di un neonato l’infezione può essere trasmessa quindi dagli stessi genitori, fratelli, altri familiari o da altre persone che entrano a  in contatto con lui e che non sono state vaccinate.

Ecco perché alle future mamme (prima e durante la gravidanza) e a chi vive a contatto con un neonato  viene raccomandata la vaccinazione di richiamo contro la pertosse,  se non ne ha fatta una negli ultimi dieci anni. E’ la cosiddetta “strategia del bozzolo”

Il vaccino oggi utilizzato, contiene proteine del bacillo della pertosse ottenute con tecniche di ingegneria genetica, ed è stato appositamente creato per dare una protezione simile a quella fornita dall’immunità naturale, con effetti indesiderati ridotti al minimo (a volte dolore nel punto di inoculo e modesto rialzo febbrile) e di breve durata (1-2 giorni).

Questo vaccino viene offerto gratuitamente, nella nostra regione e raccomandato ogni dieci anni a tutti gli adulti, allo scopo di diminuire la circolazione dell’agente della pertosse nella popolazione e favorendo la cosiddetta “immunità di gregge”, che protegge dal contagio anche chi non è ancora vaccinato perché troppo piccolo.

Purtroppo nei comuni della Carnia ci sono alcune famiglie che rifiutano le vaccinazioni raccomandate. Nel caso della pertosse in queste zone la copertura vaccinale è inferiore al 90%, mentre invece la soglia minima raccomandata dall’OMS è del 95%.

Ecco spiegate le cause delle epidemie localizzate in quest’area e di questo nuovo ricovero.

VADEMECUM