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Al Sociale l’omaggio di Gemona alla figura di Giuseppe Zamberletti

“Qui bisogna ricostruire, non piangere”. Lo disse davanti alle telecamere una donna di Majano nei giorni del terremoto, immagini riproposte da un filmato del 1976 che ha emozionato l’intera platea del cinema teatro Sociale di Gemona. E sono parole che meglio di molti discorsi spiegano quello che è stato chiamato il miracolo della ricostruzione, al centro ieri sera di un dibattito su Giuseppe Zamberletti, in occasione della presentazione del libro biografico “La luna sulle ali” del giornalista Gianni Spartà.

La figura del commissario straordinario scomparso due anni fa, che fu tra gli attori protagonisti della rinascita, è stata raccontata dall’autore della biografia ma anche da protagonisti di oggi e di ieri: da Franceschino Barazzutti allora sindaco di Cavazzo Carnico, all’attuale primo cittadino di Gemona Roberto Revelant, da Stefano Grimaz dell’Università di Udine all’assessore regionale alle Finanze, Barbara Zilli.

L’intervento del presidente del Consiglio Regionale Zanin

Al dibattito – moderato dal condirettore del Messaggero Veneto, Paolo Mosanghini – ha partecipato anche il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin. Che ha messo a fuoco il clima sociale e politico alla base dell’immenso lavoro post sisma. “La ricostruzione fu un modello dal punto di vista politico – ha detto il presidente – ma anche dal punto di vista legislativo, con la delega dello Stato alla Regione e della Regione ai sindaci. E la prima considerazione è che fu merito degli uomini di quel tempo, perché le idee camminano sempre sulle gambe delle persone: c’era peraltro una selezione della classe dirigente molto diversa da oggi, esistevano le scuole di formazione politica all’interno di partiti che avevano valori e ideologia”.

Il secondo aspetto sottolineato da Zanin è la sussidiarietà: “E’ una parola oggi molto gettonata, ma pochi la mettono in pratica – ha osservato il presidente dell’Assemblea legislativa – : anche nella gestione dei fondi del Pnrr l’approccio del Governo non è quello di fidarsi del tutto di Regioni ed enti locali. Allora invece quel principio di delega fu messo compiutamente in pratica. Ed è un modello vincente, a patto che si riesca a selezionare una classe dirigente a contatto con la gente, come oggi avviene soprattutto nei Comuni visto che in Parlamento si va a votare su liste decise dai partiti”.

“Il terzo aspetto chiave – ha detto ancora Zanin – è stata la solidarietà: è vero che i friulani hanno lavorato sodo, mettendoci del proprio, ma ci fu molta compartecipazione da parte delle altre regioni italiane e anche dall’estero. In quegli anni il Paese diventò veramente Paese, un po’ come avvenne durante la Prima guerra mondiale, quando vennero a combattere nelle nostre terre soldati da tutte le regioni”. E alcuni toccanti esempi di questo rapporto sono emersi nel corso del dibattito. In Friuli – è stato detto – arrivarono 5200 roulotte da tutt’Italia, “e ritornavano a casa pulite in modo impeccabile, con dentro un pezzo di formaggio e un mazzo di fiori”.

Al teatro Sociale si è parlato anche di futuro, chiedendosi se il modello Friuli sia davvero replicabile, e quanto possa aiutarci la gestione della prevenzione per affrontare le emergenze future. Il sindaco Revelant ha messo il dito nella piaga della giungla legislativa: “Oggi ad esempio se un privato va a lavorare nella casa di un fratello o di un amico, viola le norme”. Un argomento ripreso da Zanin. “È vero: le leggi dei primi anni della Repubblica erano esemplari per chiarezza e semplicità – ha detto il presidente – mentre oggi a volte si fa fatica a capire testi che spesso propongono continui rimandi ad altre norme. Dobbiamo sforzarci di semplificare, e me ne sto occupando anche all’interno del Comitato europeo delle Regioni che è la quarta gamba dell’Unione Europea. I principi a cui la stessa Commissione Europea ci invita a guardare sono quelli del testo unico, della sostituzione di una norma con l’altra, non certo dell’accavallamento legislativo. Sono obiettivi che si è posta anche la Giunta regionale, con l’assessore Sebastiano Callari”.

Zanin, così come il professor Grimaz e altri protagonisti del dibattito, ha sottolineato anche le grandi innovazioni legislative di quegli anni, che consentirono alla Protezione civile di diventare uno strumento fondamentale per la gestione delle emergenze. “E Zamberletti ci spiegò come affrontare le crisi, assumendosi la responsabilità delle scelte sulla base dell’etica della responsabilità”.

L’assessore regionale Barbara Zilli, il sindaco Roberto Revelant e il giornalista Gianni Spartà

Molti e significativi gli aneddoti raccontati dall’autore del libro sulla vita politica e personale dell’ex commissario straordinario. Ne scegliamo uno: “A un certo punto, avvicinandosi le elezioni, Zamberletti voleva fare qualche comizio nel suo collegio di Varese – ha raccontato Spartà -. E Aldo Moro, allora presidente del Consiglio, gli disse: “No, tu non ti muovi dal Friuli. Casomai ti facciamo senatore a vita”,

“Credo che Giuseppe Zamberletti avesse qualche goccia di sangue friulano tanto era in sintonia con il nostro popolo, nessun altro avrebbe infatti dialogato altrettanto bene con la gente del Friuli” ha osservato Barbara Zilli, aggiungendo che “quel ‘fasin di bessoi’ che ha caratterizzato tutta l’emergenza e la ricostruzione era nel profondo lo spirito di un popolo che lavorava insieme, un senso di comunità che dobbiamo ritrovare in questo particolare momento di crisi”.
“Siamo convinti – ha evidenziato Zilli – che l’eredità che un grande uomo ha consegnato ai friulani non può rimanere solo un ricordo da commemorare: qui è nata la Protezione civile, l’Università, una serie di relazioni che hanno portato il Friuli nel mondo. Il nostro compito è alimentare una collaborazione stretta a livello istituzionale e fare in modo che tutti gli ingredienti che hanno fatto del modello Friuli un esempio esportabile possano essere elementi qualificanti anche in situazioni di difficoltà come quelle che viviamo oggi.
Zilli, ricordando Zamberletti lo ha definito “un uomo concreto, dai modi gentili, che aveva sempre il sorriso sulle labbra”.
“Il volto gentile del Friuli, quella capacità che le donne del Friuli avevano di abbellire anche alloggi temporanei, ce lo ricordò una sera come un monito: secondo lui Gemona e i nostri paesi erano così belli che ogni amministratore avrebbe dovuto tenerne conto” ha ricordato Zilli in un personale aneddoto nel corso della presentazione.