Una petizione per dire no alla riconversione degli ospedali di Gemona e Cividale

Una petizione per dire no alla
riforma sanitaria proposta dalla Giunta Serracchiani è stata
depositata in Consiglio regionale e presentata al presidente
Franco Iacop, presenti i consiglieri Zilli, Novelli, Revelant e
Sibau.

Il disegno di legge prevede che i presìdi ospedalieri di Cividale
e Gemona siano riconvertiti per lo svolgimento di attività
distrettuali sanitarie e sociosanitarie in "Presìdi per la
salute".

In queste strutture – hanno spiegato i rappresentanti dei cinque
comitati che hanno promosso la raccolta delle firme, 6800 in
totale, appoggiati anche da diversi sindaci delle zone
interessate – saranno mantenuti tutti i servizi ambulatoriali
presenti, comprese la dialisi e la radiologia tradizionale; sarà
inoltre assicurata la presenza di un punto di primo intervento,
ma solo sulle 12 ore e la postazione di un mezzo di soccorso
sulle ventiquattro ore e, se necessario, potranno supportare gli
ospedali di riferimento.

Oltre ai servizi distrettuali già attivi, saranno sviluppate
tutte le forme avanzate di assistenza primaria e di gestione
della cronicità, nonché la residenzialità, in particolare
riabilitativa e di lungo termine, compresi gli ospedali di
comunità; tali strutture diventeranno anche luoghi di
integrazione socio-sanitaria con spazi destinati alle
associazioni dei malati.

In pratica, gli ospedali saranno trasformati in presìdi
ambulatoriali e di assistenza primaria senza un pronto soccorso
attivo 24 ore su 24. In casi di urgenza, nelle 12 ore di chiusura
del punto di primo intervento il paziente sarà trasportato al
pronto soccorso più vicino (Udine, Tolmezzo, San Daniele).

Gli ospedali di Cividale e Gemona – fanno presente i firmatari
della petizione – sono il punto di riferimento per tutte le Valli
del Natisone e della Val Canale-Canal del Ferro e non è possibile
rinunciare ai servizi sanitari di base per la gestione delle
emergenze. Se un intervento chirurgico può essere programmato, un
arresto cardiaco non può essere previsto, per questo il pronto
soccorso notturno non può essere cancellato.

C’è inoltre da considerare che molte piccole località non sono
servite da un servizio pubblico di trasporto. Sono già
difficilmente raggiungibili di giorno e in buone condizioni di
tempo, figuriamoci come possa precipitare la situazione di notte
e col maltempo.

La montagna e la zona pedemontana – hanno affermato in
conclusione – non possono pagare il costo più alto di questa
riforma. Nessuno dice di non farla, ma chiediamo che venga fatta
in altro modo, conservando quindi le attuali funzioni e i servizi
erogati e, se possibile, potenziati, con particolare riferimento
al pronto soccorso/area d’emergenza. Per questo esprimiamo un no
convinto alla riconversione dei due ospedali.

Il presidente Iacop, in considerazione del fatto che se la
petizione seguisse il normale iter dovrebbe essere assegnata alla
III Commissione, ma che non ci sono i tempi per il suo esame
essendo il disegno di legge già all’attenzione dell’Aula, ha
anticipato che di essa verrà informato il Consiglio regionale,
che avrà quindi la possibilità di tenerne conto come elemento di
confronto. Tale comunicazione è puntualmente stata fatta all’Aula
alla ripresa dei lavori pomeridiani.