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Tolmezzo e la Carnia omaggiano Umberto Candoni a 50 anni dalla sua scomparsa

In occasione del 50° anniversario della morte di Umberto Candoni, il gruppo Gli Ultimi di Tolmezzo ha promosso una serie di iniziative (il dettaglio in coda al testo).
Proponiamo la presentazione della figura di Umberto Candoni curata da Marco Lepre.


Il 5 dicembre del 1972, esattamente cinquanta anni fa, si spegneva a Tolmezzo Umberto Candoni. La sua è stata non solo un’esistenza particolarmente lunga, considerata la vita media di quegli anni, ma anche vissuta con grande intensità, durante la quale ha interpretato vari ruoli: è stato, come tanti carnici, un emigrante; ma è stato anche un anarchico, anticlericale e antimilitarista, che nei primi anni del secolo credeva nell’insurrezione popolare e poi, durante gli anni trascorsi in Francia, si è convertito ad un’idea più pacifista e di fratellanza universale. E’ stato poi, ed è ricordato soprattutto, come un fotografo originale, che ci ha lasciato delle immagini capaci di raccontare un periodo particolare della nostra storia. 

Candoni era nato a Cedarchis, in Comune di Arta, il 26 ottobre del 1883. In questa località ha trascorso l’infanzia e ha appreso il mestiere di meccanico. Come capitava a molti carnici in quegli anni è costretto a cercare lavoro anche lontano dalla propria terra ed entra così in contatto con le idee socialiste che si vanno diffondendo in Europa. Tra il 1905 e il 1906, come ha ricostruito lo storico Marco Puppini, svolge il servizio militare. Ne esce con idee anticlericali, internazionaliste e  pacifiste, che inizia a divulgare in conferenze e comizi. Questa attività non passa inosservata e i carabinieri e la prefettura redigono preoccupati resoconti e segnalazioni. Dopo un periodo in Germania, nel 1910 si trasferisce in Piemonte con Maria Monai di Amaro – che nel frattempo è divenuta sua moglie e gli darà cinque figli – dove è assistente edile lungo la linea ferroviaria Asti-Chivasso e svolge propaganda sindacale. Qualche tempo più tardi lo troviamo in Veneto e in Svizzera, mentre nel 1912 emigra con la moglie negli Stati Uniti. L’anno seguente è in Sicilia, mentre nel 1914 rientra ad Amaro. 

Dopo la Prima Guerra Mondiale, la prospettiva di una nuova massiccia ondata migratoria per i lavoratori carnici crea notevoli tensioni. Il Ministero Terre Liberate si rifiuta, infatti, di pagare i lavori di ricostruzione di varie infrastrutture effettuati dalle Cooperative Carniche di Lavoro, che ne avevano anticipato il finanziamento. Il rischio è che venga messa in crisi l’intera esperienza avviata dai socialisti Riccardo Spinotti e Vittorio Cella. Proteste sono originate anche dall’aumento dei prezzi di vari generi. Candoni è particolarmente attivo nelle manifestazioni promosse anche dalla neo-costituita Lega Operaia Carnica e nel 1919 diventa il primo Presidente della Camera del Lavoro di Tolmezzo. Deve però dimettersi dall’incarico per aver assunto posizioni troppo rivoluzionarie. Nel 1920, quando una ventina di Comuni carnici vengono occupati, Candoni risulterà tra i fermati. Per la sua attività politica verrà poi condannato nel 1921 a scontare alcuni mesi di carcere. 

Dopo l’avvento del Fascismo, la vita per lui diventa ancora più difficile. Emigra una prima volta a Parigi nel 1924, poi è in Campania e, rimasto vedovo, nel 1928 si sposta ad Imola, dove gestisce uno studio fotografico e sposa l’insegnante Paola Beltrame. Nel 1932 espatria, questa volta clandestinamente, in Francia, dove avrà contatti con molti friulani emigrati e con gli ambienti anarchici e antifascisti. E’ qui che perfeziona la sua tecnica, specializzandosi nel ritocco e nella colorazione a pastello delle fotografie in bianco e nero, una soluzione molto diffusa ed economica in quei tempi che verrà abbandonata solo con la diffusione della fotografia amatoriale.

Quando, dopo la guerra, rientra in Carnia, Candoni si stabilisce a Comeglians e apre il suo studio fotografico, cominciando a oltre sessant’anni una nuova vita. Ritratti, foto tessere, ricordi della prima comunione incollati e presentati su appositi cartoncini, diventano la sua produzione prevalente, procurandogli immediatamente una fama che va ben oltre la vallata. L’anziano fotografo è un “maestro”, che insegna anche ai giovani Gino Del Fabbro, Luigi Gardel, Mauro Agarinis e Dino Dario ad attenuare o cancellare dai volti dei soggetti ritratti i difetti che i fari da 300 watt che adesso si utilizzano portano inevitabilmente ad evidenziare. Alla domenica, con il vestito della festa indosso, si fa così la fila fuori dal negozio per farsi ritrarre o ritirare le foto necessarie ai documenti di espatrio. 

La parte più interessante ed originale della produzione che il fotografo ci ha lasciato è però quella che Candoni ha realizzato negli anni Sessanta, ormai ottantenne, girando, con la sua fida “Rolley”, in sella alla sua bicicletta per le polverose strade della vallata. E’ il momento in cui si riducono le riprese in posa fatte in studio e si viene incontro alle nuove esigenze del cliente. Di un avvenimento – sia esso un matrimonio, una prima comunione o un funerale – si seguono e documentano  tutte le fasi  direttamente nel luogo in cui si svolge. 

Si tratta di immagini straordinarie, scattate in modo non convenzionale, che documentano anni densi di cambiamenti e di contraddizioni, visti però con uno sguardo ottimista. Emerge una Carnia “povera ma dignitosa”, in cui permangono elementi di una società tradizionale, ormai prossimi alla sparizione, mescolati agli aspetti di modernità portati dal boom economico. Basti pensare alle immagini delle donne di Cedarchis, che portano a spalla la bara di una loro compagna o alla tradizione del “trighet”, cui i giovani sottoponevano il “nuvic” se veniva da fuori a portargli via la ragazza del paese. Ma Candoni frequentava anche le prime sale con il juke-box dove i giovani ballavano il twist o si fermava divertito anche a fotografare i figli del proprietario del Bar Martinis attorno alla sagoma di cartone del cuoco che esibisce un succulento pollo arrosto.  

Nel 1995 il Comune di Tolmezzo ha dedicato a Candoni una grande retrospettiva, allestita dal Gruppo Gli Ultimi, che ha salvato parte dell’archivio, e ospitata a Palazzo Frisacco. Nel 1999 il Coordinamento dei Circoli Culturali della Carnia e Forum diedero alle stampe Così vicina, così lontana. La Carnia di Candoni, che contiene, oltre alla ricerca biografica di Marco Puppini e alla testimonianza di Mauro Agarinis, dei bellissimi testi di Giorgio Ferigo. 

Il vecchio anarchico ed emigrante è stato orgogliosamente anche il padre di Prometeo, che, con grande forza di volontà, seppe superare la perdita della vista in gioventù, a causa dello scoppio di un residuato bellico, e diventò l’industriale che fondò la SEIMA, ancora oggi, anche se con un nome diverso, la fabbrica che assicura il maggior numero di posti di lavoro in Carnia.

MARCO LEPRE