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Siccità, situazione critica per il But e sul Tagliamento fra Venzone e Osoppo

“Richiamo la popolazione e tutti i settori della società civile ad un impegno collettivo nel ridurre gli sprechi d’acqua. Siamo nel mezzo di una prolungata assenza di piogge che sta causando siccità un po’ ovunque e serve quindi una maggiore attenzione ed un monitoraggio costante anche da parte dei cittadini”.
È l’appello con cui l’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile Fabio Scoccimarro ha accompagnato l’illustrazione fatta alla Giunta del rapporto sullo stato delle risorse idriche in Friuli Venezia Giulia che fotografa una situazione preoccupante su tutto il territorio regionale.
Il rapporto, redatto dal servizio Gestione risorse idriche della direzione centrale ambiente, ha messo in evidenza alcune situazioni critiche sulla portata dei fiumi. In particolare sul fiume Tagliamento, la zona tra Venzone e Osoppo risulta particolarmente delicata per la presenza della derivazione del Consorzio di bonifica Pianura Friulana. Qui, dal 6 gennaio è ben evidente la “curva di esaurimento” del fiume che ad oggi ha una portata di magra spinta pari a 14 metri cubi al secondo, tra i valori più bassi mai registrati. Sul torrente But si segnala la chiusura delle centrali della società cooperativa Secab per mancanza di portata sufficiente.
“Purtroppo non si tratta di un caso isolato nel territorio regionale – ha rimarcato Scoccimarro -. Dal 10 dicembre scorso si sono registrati soltanto due eventi di pioggia, peraltro non molto significativi, a gennaio e febbraio. Se si escludono queste due precipitazioni, i giorni “asciutti” dal 10 dicembre ad oggi sono stati circa cento. Le conseguenze sono tangibili sulle portate naturali dei corsi d’acqua che registrano valori di magra vicini ai minimi storici. A questo si aggiunga che i volumi degli invasi montani al momento hanno un volume complessivo di acqua immagazzinata inferiore al 20 per cento della capacità”.
Anche le nevicate non sono state abbondanti se si escludono quelle del 5-6 gennaio e del 16 febbraio che hanno fatto sì che ad oggi sia ancora presente un certo spessore di neve sopra i 1800 metri di altitudine, anche se ben al di sotto dei valori medi del periodo. Neve a cui gli esperti guardano come ad una futura riserva primaverile a beneficio dei corsi d’acqua e dell’infiltrazione sotterranea, dal momento che si registra ormai anche l’andamento in discesa dei livelli di falda su tutta la regione. Sono in aumento in questi giorni anche le segnalazioni di un evidente calo delle portate delle risorgive, a loro volta alimentate dalla falda freatica dell’Alta Pianura.