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Scuola, con la Rete Sbilf un appello dall’Alto Friuli a favore dello ius soli

La Rete Sbilf, che da anni mette in relazione dieci istituti comprensivi dell’Alto Friuli, si è mobilitata per raggiungere il numero più ampio di insegnanti ed educatori ed invitarli a sottoscrivere l’appello «Insegnanti per la cittadinanza» che, in sostanza, chiede al Parlamento che venga approvata la legge per il riconoscimento dello ius soli.

Una mobilitazione, quella di Sbilf, dettata dalla stesso Dna di questa rete, che si chiama anche «Strade di Cittadinanza». Un tema declinato nelle scuole nel corso di molti anni sotto forma di laboratori, convegni, incontri pubblici, concerti, spettacoli teatrali ed altro ancora.

«In un recentissimo appuntamento di formazione, il maestro Franco Lorenzoni ha indicato una contraddizione che sta lì gigante davanti ai nostri occhievidenziano gli insegnanti della Rete Sbilf, coordinata da Elena Mattiussi -. Una legge ci impone giustamente di insegnare la Cittadinanza a scuola, presto ci chiederà anche di valutarla, ma nelle nostre classi quella stessa Cittadinanza non spetta di diritto a moltissimi bambini e ragazzi cui dovremmo insegnare ad esercitarla».

Una sottolineatura che Sbilf rilancia, perché «parliamo di bambini e ragazzi che sono nati qui, che dicono ‘mandi’, ‘buinesere’, ‘gracie di dut’ – sottolinea la coordinatrice -, ma anche ‘cumò vonde’. Basta cioè aspettare. Gli insegnanti possono firmare un appello che possiamo diffondere nelle nostre scuole» perché, continuano gli insegnanti della Rete Sbilf, «siamo forse i più vicini alla questione, la conosciamo meglio. Il nostro parere questa volta può davvero contare di più».