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Sciopero trasporto merci, 15.000 gli addetti coinvolti in Fvg

Un contratto unico per tutto il settore, dai trasporti alla logistica, con un incremento adeguato di retribuzioni e indennità, il divieto di subappalto, il contrasto al distacco transnazionale di lavoratori, l’introduzione di una clausola sociale nell’ipotesi di cambio d’appalto. Queste le richieste alla base dello sciopero del trasporto merci, proclamato dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil per ben tre giornate. Dopo quella di ieri (venerdì 27 ottobre), che ha riguardato settori soggetti alla normativa sui servizi minimi (trasporto carburanti, medicinali, animali vivi, latte, ecc.), lunedì 30 e martedì 31 ottobre la protesta coinvolgerà tutte le altre categorie merceologiche: 48 ore di stop che in regione riguarderanno oltre 15mila addetti, attualmente inquadrati con contratti nazionali diversi, nonostante operino nello stesso comparto. «L’obiettivo – spiega il segretario regionale della Filt-Cgil Valentino Lorelli – è di riconoscere retribuzioni adeguate e pari tutele a tutti gli addetti del trasporto merci e della logistica: dipendenti diretti, indiretti, autotrasportatori e addetti al magazzino, dipendenti e soci di cooperative, per arginare una deregulation e un dumping contrattuale che stanno progressivamente peggiorando le condizioni di lavoro, anche attraverso l’abuso di appalti, subappalti e del cosiddetto distacco transnazionale, che consente l’impiego di lavoratori formalmente dipendenti da aziende estere, ma di fatto al servizio di imprese nazionali».

Il contratto, per la Filt e gli altri sindacati di categoria, non deve soltanto tutelare le condizioni retributive e normative dei lavoratori del comparto, ma deve essere anche uno strumento per lo sviluppo e la regolarizzazione di un comparto che dopo lunghi anni di crisi torna a dare confortanti segnali di crescita, con un incremento del volume d’affari stimato per quest’anno nell’ordine del 4%, anche grazie all’impulso del commercio on-line. Una crescita che per i sindacati deve trovare riscontro anche nelle retribuzioni e delle indennità, dopo quasi due anni dalla scadenza del precedente contratto nazionale (2013-2015). Ma i sindacati giudicano prioritaria, come detto, anche l’unificazione degli accordi attualmente esistenti, «superando una volta per tutte – conclude Lorelli – le divisioni tra le tante associazioni datoriali presenti al tavolo di trattativa».