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Sciopero generale metalmeccanici, i sindacati Fvg chiedono un rilancio degli investimenti pubblici

Sul tavolo, certo, c’è anche la questione salariale, in vista dei prossimi rinnovi contrattuali. Ma lo sciopero generale dei metalmeccanici, indetto per venerdì 14 giugno, non vuole lanciare un messaggio soltanto alle imprese. La più importante categoria del lavoro privato vuole lanciare un vero e proprio allarme al Governo, perché in gioco, sottolineano Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, c’è il futuro dell’industria nel nostro Paese.

È quanto ribadiscono, alla vigilia dello sciopero, che sarà di 8 ore e in Friuli Venezia Giulia interesserà circa 40mila lavoratori, i segretari regionali di Fiom, Fim e Uilm Maurizio Marcon, Gianpiero Turus ed Ezio Tesan: «Anche le imprese della nostra regione – spiegano – devono fare i conti con una contrazione degli ordini e dei volumi generalizzata, che nasce sia dalla flessione della domanda interna che da una congiuntura internazionale tornata negativa. A soffrire, infatti, sono anche i mercati esteri cui guarda la nostra regione, a partire dalla Germania, che fino al 2018 era stata uno dei principali motori della ripresa o comunque un’iniezione di ossigeno per il nostro manifatturiero».

I venti di recessione, purtroppo, soffiano sempre più forte, mettendo in difficoltà non soltanto le imprese che erano uscite con più difficoltà dalla crisi, ma anche quelle più performanti e attive sui mercati esteri. «In questo quadro – proseguono i segretari – la prospettiva immediata non è soltanto quella di un nuovo incremento del ricorso alla cassa integrazione, ma anche di un taglio dei contratti a termine e del lavoro somministrato. Una situazione potenzialmente esplosiva e con il rischio di migliaia di esuberi, anche perché, oltre al calo della domanda interna ed estera, dovremo fare i conti anche con i processi di digitalizzazione e automazione dei processi produttivi, che avranno anch’essi ripercussioni negative sull’occupazione, soprattutto se non saranno gestiti attraverso la contrattazione, un rafforzamento degli ammortizzatori sociali e la formazione».

Da qui la principale richiesta al centro dello sciopero e delle tre manifestazioni nazionali che lo accompagneranno, a Milano, Firenze e Napoli: un grande piano di rilancio degli investimenti pubblici sulle infrastrutture, sulla messa in sicurezza del territorio e degli edifici pubblici, sulle politiche abitative, come volano per far ripartire anche gli investimenti privati e invertire la spirale recessiva. «Un piano – aggiungono Marcon, Turus e Tesan – che dovrà essere sostenuto anche da politiche fiscali per aumentare il potere di acquisto dei salari. Non crediamo invece nella necessità e nell’efficacia di nuovi interventi per ridurre il carico fiscale sulle imprese: strumenti di questo tipo ce ne sono già a sufficienza sia a livello nazionale che nella nostra regione. La vera priorità – concludono i segretari di Fiom, Fim e Uilm – è quella di far ripartire la domanda interna e gli investimenti».