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Sciopero generale di otto ore del settore legno arredo, in Fvg coinvolti 13.000 lavoratori

Quasi 13mila lavoratori e 2.500 imprese. Questa la platea interessata in Friuli Venezia Giulia dallo sciopero generale di 8 ore del settore legno arredo industria, proclamato per venerdì 21 febbraio dai sindacati di categoria Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, in seguito alla rottura delle trattative con Federlegno per il rinnovo del contratto nazionale di categoria, scaduto il 31 marzo del 2019, che coinvolge circa 150 mila lavoratori. «Lavoratori che sul contratto aspettano risposte da quasi un anno – si legge in una nota delle segreterie nazionali – e non meritano il trattamento riservato finora da una controparte che intende affermare un modello di impresa basato sulla riduzione dei costi del personale e su una gestione unilaterale dell’organizzazione del lavoro, anziché sulla qualità del lavoro, sulla professionalità, sugli investimenti e sul benessere organizzativo».

No all’aumento della precarietà e alla riduzione dei diritti: questo lo slogan che segnerà le quattro manifestazioni interregionali indette a Milano, Pesaro, Bari e Treviso, dove convergeranno le delegazioni in arrivo dal Friuli Venezia Giulia, con ritrovo dalle 10 in piazza delle Istituzioni, davanti alla sede di Assindustria, e comizio conclusivo di Salvatore Federico, della segreteria nazionale Filca Cisl. «L’abbandono del tavolo – denunciano ancora le segreterie nazionali – è stato un atto gravissimo, segno di una scarsa considerazione delle relazioni industriali. Siamo convinti che le sfide sui mercati si vincano puntando all’innovazione e sul governo delle trasformazioni produttive, investendo in capitale umano e rafforzando la partecipazione dei lavoratori. Per questo chiediamo un contratto che ridistribuisca risorse adeguate ai lavoratori e garantisca un forte sistema di relazioni industriali nell’ottica della partecipazione».

«Lo sciopero – fanno eco i segretari regionali Massimo Minen (Feneal-Uil), Luciano Bettin (Filca-Cisl) ed Emiliano Giareghi (Fillea-Cgil) – è particolarmente sentito in Friuli Venezia Giulia, dove il settore è particolarmente forte in provincia di Pordenone e Udine, rispettivamente con 7mila e 5mila addetti. A questi numeri si sommano le migliaia di lavoratori in somministrazione, che vivono in una condizione di precarietà e ai quali spesso non sono riconosciuti gli stessi livelli retributivi dei dipendenti diretti: non a caso allo sciopero e alle manifestazioni hanno aderito anche le categorie che tutelano i lavoratori atipici, UilTemp, Felsa Cisl e Nidil Cgil».

Pur avendo pagato pesantemente dazio alla crisi, e nonostante la forte contrazione subita già prima della recessione da un distretto importante come quello di Manzano, il comparto resta uno dei pilastri del manifatturiero regionale, con un fatturato di 4 miliardi e una quota di export pari al 10% del totale nazionale. «Per continuare a restare competitive – dichiarano ancora Minen, Bettin e Giareghi – le nostre aziende devono investire sempre più sulla crescita professionale dei propri dipendenti, che devono avere adeguate gratificazioni in un settore dove le nuove mansioni, necessarie per ottenere maggiore qualità, efficienza, produttività, sono sempre più richieste, imponendo di valorizzare maggiormente la formazione, la riqualificazione, il benessere personale dei lavoratori e l’organizzazione del lavoro. Si tratta di fattori che si possono gestire attraverso relazioni industriali di alto livello e forme di welfare sempre più condivise, a servizio dei lavoratori e delle imprese. Ecco perché è indispensabile riprendere le trattative per il rinnovo del contratto nazionale: un obiettivo – concludono i segretari regionali – che dipende anche dalla partecipazione dei lavoratori allo sciopero e alle manifestazioni di domani, che ci attendiamo molto ampia anche in Friuli Venezia Giulia».