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Sanità nel Gemonese, i Comitati non credono al piano di rilancio della Regione: “Passerella elettorale”

“Mentre continuiamo a chiedere un Consiglio comunale aperto sul tema Ospedale, finora negato, apprendiamo dalla stampa le novità che riguarderanno l’Ospedale San Michele dal 2022 al 2025. Purtroppo aldilà dei toni altisonanti dei maggiorenti regionali e locali , diventa palese un deciso declassamento della struttura, tempi lunghi per la realizzazione del progetto e un netto depauperamento dell’offerta sanitaria per il Gemonese e le zone afferenti”. Tornano a farsi sentire i Comitati gemonesi a difesa dell’Ospedale San Michele dopo gli annunci del Governatore Fedriga che ha presentato il piano di rilancio della sanità locale.

“Oltretutto – proseguono – senza conoscere il futuro organico, particolare fondamentale, vista la cronica penuria di medici e infermieri di ASUFC e con tempi di attuazione che si completeranno solo nel 2025! Mentre abbiamo visto che il Punto Nascita di Latisana è stato velocemente riaperto a scapito di Palmanova e che a Codroipo nella nuova Cittadella della Salute di 14 milioni di E, ci sarà anche un Pronto Soccorso! Zone ” politicamente ” forti, mentre il Gemonese purtroppo è evidentemente mal rappresentato e dove i Sindaci e i loro Consigli comunali, contrariamente ad altre zone della Regione, non si sono mai espressi sui temi sanitari”.

“In ogni caso è evidente che la passeggiata gemonese in sordina del Presidente Fedriga e del suo vice Riccardi, è stata solo a scopo elettorale, ( si vota nel 2023 ) visto che i tempi lunghi di realizzazione di cio’ che vorrebbero fare al San Michele. Faranno come a Cividale dove il PPI è stato riaperto un mese prima delle Comunali e richiuso poco dopo? Oltretutto dato che avevamo chiesto ormai da tempo un incontro con il Presidente, perchè non ha voluto trovare un momento per sentire le nostre ragioni? Noi invece chiediamo la riapertura con il 1° Aprile del PPI, che dovrà tornare al piu’ presto un vero Pronto Soccorso ( chiuso con dati falsi ) come un tempo, un reparto di Medicina, visto che l’Alto Friuli ne è carente, una Chirurgia Day Surgery e non quella ambulatoriale che viene proposta, una Radiologia con macchinario nuovo, compreso il mammografo ormai obsoleto e della TAC gemonese, che è quella vecchia di Tolmezzo. Infine ambulatori completi in termini di attrezzature e personale, per evitare l’attuale, pesante pendolarismo tra nosocomi. Per quanto riguarda l’Ospedale di Comunità, esperienza gia’ fallita in altre Regioni, è bene che si sappia che potrà ospitare solo pazienti a bassa intensità, accuditi da personale infermieristico e dai medici di famiglia e non dagli ospedalieri. Abbiamo anche forti perplessità sulle Case di Comunità, che sono niente di piu’ degli attuali CAP, in pratica un raggruppamento degli ambulatori dei Medici di Famiglia e niente altro. Ulteriori dubbi riguardano anche i previsti 36 posti letto di PACU, un nuovo acronimo che secondo la bibliografia medica dovrebbe essere un reparto dove vengono temporaneamente collocati i pazienti dopo l’intervento o in uscita dalla Medicina, ma non ancora in grado di essere dimessi. La domanda sorge spontanea e necessita di chiarimenti, dato che a Gemona non è prevista ne’ una Chirurgia generale e tantomeno una Medicina. Forse è solo un termine nuovo, importante per definire la vecchia ma indispensabile RSA, che ante Covid a Gemona aveva 50 posti/letto? Infine ben venga un reparto del Gervasutta, ammesso che si trovi il personale medico specialistico per gestirlo. Cosa di cui purtroppo dubitiamo, dopo aver letto recenti dichiarazioni del Gervasutta che ha molti problemi di personale nella sua sede udinese e non puo’ supportarne altre” concludono i Comitati.