Economia

Mobilitazione contro la grande distribuzione, domani lavoratori in sciopero

Un aumento salariale medio di 85 euro lordi mensili, che riconosca una copertura anche per il biennio 2014-2015. Il rifiuto di una flessibilità a senso unico. Un adeguato riconoscimento degli straordinari e del lavoro festivo, che non può essere unobbligo ma deve trovare un’adeguata regolamentazione nel contratto, oltre che nella legislazione, per porre un freno a una deregulation che non ha arginato il calo dei consumi ma soltanto peggiorato le condizioni di lavoro.

logo sciopero distribuzioneQueste le richieste dei lavoratori della grande distribuzione organizzata, delle cooperative di consumo e delle aziende del commercio aderenti a Confesercenti, complessivamente oltre 12 mila in regione, interessati dallo sciopero di sabato 7 novembre, proclamato con lo slogan Fuori Tutti per sbloccare la difficile vertenza sul rinnovo del contratto nazionale. Rinnovo che è stato firmato nella scorsa primavera da Confcommercio, ma non da Federdistribuzione, dalle Coop di consumo e da Confesercenti.

Quella di sabato è solo la prima tappa di una mobilitazione che prevede, in mancanza di sbocchi positivi, una seconda giornata di astensione dal lavoro il 19 dicembre, l’ultimo sabato prima di Natale. L’appello ai lavoratori non è soltanto ad aderire in massa allo sciopero, ma anche di partecipare ai presìdi indetti dai sindacati di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil per sabato mattina (dalle 10.00 alle 13.00) i principali si terranno al centro commerciale Torri d’Europa di Trieste, al Tiare di Villesse, all’Emisfero di Monfalcone, al Città Fiera di Torreano di Martignacco (Udine), all’Ipercoop Meduna, all’Emisfero e all’Interspar di Pordenone.

Nel frattempo dai sindacati è arrivata la segnalazione che “alcune catene della distribuzione, comprese le cooperative, stanno cercando di dissuadere i propri dipendenti dall’effettuare lo sciopero. Meraviglia- aggiungono i sindacati –  che soprattutto le cooperative, nate su basi mutualistiche e solidaristiche, oltre ad avanzare richieste che rischiano di annullare anni di buona e diversa contrattazione, assumano atteggiamenti padronali che mal si conciliano con la loro storia”.