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Max Gazzè protagonista al LAB di Gemona: “(S)Confinare è contaminare”

“Indagare il confine con la musica significa lasciarsi accostare e contaminare dall’eresia di altre musicisti che hanno deciso di intraprendere lo stesso processo. Nel momento in cui si suona con altri, non si ascoltano solo le note, ma si percepisce l’altro. È così che si acquisisce percezione artistica”.

Max Gazzè, il cantautore romano di nascita ed europeo d’azione – parla perfettamente inglese e francese, oltre all’italiano – ha introdotto così la sua lezione-concerto ieri (21 luglio) al Lab di Gemona, dove ad attenderlo c’erano gli 80 studenti di italianistica provenienti da 30 Paesi, i docenti, i collaboratori e un folto pubblico che ha accolto l’invito del Lab ad esserci.

Gazzè, undici album all’attivo e una lunghissima carriera di successo, si è trovato subito a suo agio con la sfida proposta dai giovani del Lab, raccontare cioè lo (S)Confinare attraverso la musica. “La contaminazione, perché questo è ciò che provoca uscire dal proprio perimetro, è ciò che ha creato le grandi misture artistiche”, ha sottolineato il cantautore, convinto che “le barriere, anche culturali, si cominciano ad abbattere a tavola, quando ciascuno ‘sconfina’ da sé parlando con l’altro”.

Sollecitato sull’origine dell’inesauribile ispirazione che lo pone da tanti anni ai vertici del gradimento musicale, il cantautore ha detto che “non lo so e non lo voglio neppure sapere”. Ha invece piena coscienza di come si cura e alimenta il senso delle parole, materia prima preziosa per un cantautore. È importate vivere il luogo, a livello morfogenetico – ha sostenuto -. Il luogo influisce molto sulla capacità di imparare un linguaggio. Non si apprende solo attraverso i libri, ma ogni cellula trasmette il suo messaggio”. Ha ammesso di non conoscere il friulano, ma ha sottolineato di comprendere bene il suo valore come lingua. “A Bruxelles frequentavo la Scuola europea e ho imparato contemporaneamente il francese e l’inglese, vivendo anche con il tedesco. Oggi mi ritrovo non solo ad avere la capacità di comprendere queste lingue, ma di interagire con la cultura di questi popoli». Un altro modo per (S)Confinare.

Molte le domande che sono state posto dai giovani, curiosi e competenti. Gazzé non li ha delusi né con le parole, né con la musica, di cui è stato generoso insieme ad alcuni componenti delle sue band che lo hanno accompagnato nel cortile della Casa dello studente.

Al la foto di gruppo con Max Gazzé tra i giovani del Lab e tutti i docenti e coordinatori, “una comunità di 120 persone”, ha riassunto la direttrice, Emanuela De Marchi