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Lago di Cavazzo, Pellegrino vuole riaprire la discussione sul progetto del by pass

“Il lago di Cavazzo e l’abuso che ne vien fatto, impattando su ambiente e persone con il cumulo degli effetti causati da centrale, autostrada, viadotto, oleodotto e la stazione di pompaggio a metano, devono tornare al centro dell’attenzione del Consiglio regionale. Per questo, depositerò una mozione per riaprire la discussione sul progetto del by pass delle acque di scarico dalla centrale di Somplago”. Lo dichiara in una nota la consigliera regionale e vicepresidente della IV Commissione Serena Pellegrino, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, a margine della conferenza stampa svoltasi oggi nella sede della Regione, a Udine, intitolata “Il Lago di Cavazzo si rinaturalizza solo con il by pass”.

Prosegue Pellegrino: “La mozione che ho già descritto ai sindaci della Ricostruzione nei tre Comuni della valle del lago, Enore Picco, Franceschino Barazzutti e Ivo Del Negro, intende reagire all’accantonamento delle tre proposte di fattibilità di bypass elaborate dal Laboratorio del Lago, a favore della proposta, commissionata ad uno studio piemontese, che si è sforzata di dimostrare quanto un bypass sarebbe negativo, e ha proposto paradossali mitigazioni degli scarichi della centrale, snaturando ulteriormente il bacino lacustre”.

“Il Laboratorio del Lago – ricorda la consigliera – ha elaborato ben tre proposte di by pass, in ossequio alle prescrizioni del Piano regionale di tutela acque, condivise dalle popolazioni e dai tecnici dei Comuni rivieraschi: su queste prospettive, non su altre soluzioni, va elaborato uno studio di fattibilità. La mitigazione è sempre l’ultima opzione per affrontare un degrado ambientale, non certo la modalità per risolvere gli impatti ambientali negativi all’origine e in questo caso invertire la pesantissima crisi ecologica del lago”.

“Vedremo, nel confronto in Consiglio regionale, come l’Assemblea concepisce il criterio di solidarietà con le comunità montane nella gestione sempre più difficile delle risorse e dell’ambiente della Carnia e delle Terre Alte in generale. Vedremo se sia o meno solo propaganda politica il proclamato rispetto dei diritti alla conservazione del patrimonio ambientale in capo alle fragili aree interne, a cominciare da chi, nella pianura, certamente deve poter beneficiare delle risorse collettive ma certo non depredarle e sfruttarle senza remora alcuna, tra l’altro in mancanza un Piano pluriennale – conclude l’esponente di Avs – che tenga conto della pressione crescente che il cambiamento climatico aggiunge alle criticità della montagna”.