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La vita ai tempi del Coronavirus vista da una studentessa dell’Isis Manzini di San Daniele

In queste giornate particolari gli studenti stanno lavorando da casa ed inevitabilmente il tema Coronavirus viene affrontato assieme agli insegnanti.
La docente di Filosofia dell’ISIS Manzini di San Daniele, Irene Giurovich, ha assegnato un lavoro personale di testimonianza sulla vita cambiata dal Coronavirus.
Proponiamo quanto ha scritto Emiliana Macovez, della classe quinta del Liceo Linguistico.


Una forza oscura si sta appropriando della nostra vita. Questa non è una novità, bensì una conferma di quanto avevano già sostenuto grandi autori del passato, fra i quali Leopardi e Schopenhauer. Cambiano i nomi, ma il concetto è simile: “Natura matrigna” o “Volontà cieca” o, se risaliamo a tempi più remoti, “Destino” sono termini che indicano un potere sinistro che incombe sulle nostre povere vite.

La differenza è che, quando leggevo o ascoltavo queste parole, le reputavo, tutto sommato, delle esagerazioni, delle forme di pessimismo troppo generalizzato. Condividevo il pensiero degli autori sopra citati solo quando stavo attraversando delle fasi particolarmente critiche, quando percepivo l’approssimarsi di una delusione e ne avvertivo dei segnali crescenti. Ora, però, è diverso.

Il potere forte di un essere invisibile come un virus incombe su tutti noi e si avvicina sempre più. Quando il pericolo riguarda gli altri, lontani da noi nel tempo o nello spazio, possiamo dire di essere dispiaciuti ma, sarebbe ipocrita negarlo, siamo intimamente sollevati dal conforto di non esserne ( o di non esserne stati) direttamente coinvolti.

In questi giorni “il nemico” bussa alle porte di tutte le nostre case e la minaccia è vicina. Riusciremo a resistere? A volte la situazione sembra precipitare. Pochi giorni fa prevalevano messaggi discretamente rassicuranti, sollecitazioni ad essere molto attenti all’igiene delle mani e degli oggetti che tocchiamo, a non diffondere allarmismo e panico, ma ora tutta l’Italia è zona rossa ed il consiglio di rimanere a casa è una parola d’ordine martellante e categorica! E’ il “Tu devi” di Kant, che ti tormenterà la coscienza se non lo rispetterai.

Inutile negare che mi fa un certo effetto non andare a scuola da tanto tempo, trascorrere le giornate con tutta la mia famiglia intorno, non poter fare qualche guida per poter prendere la patente ed avvertire nei dintorni di casa un silenzi assordante. Come fa male questo silenzio!

La mia scelta istintiva ed irrazionale è il rifiuto: mi rifiuto di pensare all’angoscia, rifiuto questo silenzio malsano e cerco il rumore, un rumore, per così dire, “operativo”.

Alla calma apparente preferisco la voce di mio padre al telefono, le suonerie inascoltate delle sveglie di mio fratello, le stoviglie che tintinnano, le pentole cadute, il mocio ubriaco di candeggina che viaggia per la casa, ed il ticchettio della mia tastiera che scotta.

E’ la vita che continua, trincerata entro le mura domestiche. Tutto questo non mi basta, ma cerco di resistere, come tutti. E a questo virus, così democratico e crudele, urlo con tutta la mia forza un agghiacciante “Vade retro!”, sperando che si dissolva all’istante come una bolla di sapone.

EMILIANA MACOVEZ