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La Uilm: «Mancanza di lavoro alla Freud, dipendenti disorientati»

La UILM di Udine, nelle parole del segretario Giorgio Spelat, denuncia quello che sta succedendo alla Freud (Gruppo Bosch), in particolare negli stabilimenti di Pavia di Udine, Martignacco, Colloredo di Monte Albano e Fagagna (nella foto). 

“Nel mese di novembre l’azienda aveva evidenziato carichi di lavoro esigui per il mese di dicembre e la difficoltà oggettiva ad arrivare a garantire a tutte le maestranze, circa settecento, la prestazione lavorativa – dice il sindacalista -. La logica avrebbe portato alla decisione di aprire una cassa integrazione guadagni per calo di lavoro imprevisto ed imprevedibile al fine di tutelare tutte le lavoratrici ed i lavoratori di Freud. Invece no, la decisione paradossale dell’azienda è stata quella di fornire un modulo da compilare ai singoli lavoratori chiedendo se “preferivano” stare a casa a dicembre con giornate di ferie in negativo, quindi da doverle recuperare nel 2023, oppure godere di permessi non retribuiti, cioè stare a casa non pagati dall’azienda al fine di coprire le giornate nelle quali non sarebbe stata effettuata la produzione”. 

“Una situazione inverosimile – prosegue Spelat -, che porta al mero “lavoro a chiamata” per le lavoratrici ed i lavoratori di Freud: ovvero, se ho lavoro ti chiamo, altrimenti stai a casa non  pagato! Una situazione denunciata alla direzione aziendale dalla UILM di Udine proprio dopo aver  svolto le assemblee sindacali e venuti a conoscenza della modulistica che l’azienda aveva consegnato ai lavoratori, disorientandoli su una eventuale scelta. Una azienda che non perde occasione per vantarsi del “codice etico” e dell’importanza dei propri collaboratori per poi far sottoscrivere agli stessi la richiesta di ferie in negativo o permessi non retribuiti, una differenza non sottile”. 

“La modulistica fornita dall’azienda prevede che sia il lavoratore a richiedere tale applicazione, quindi scaricando la responsabilità della richiesta al lavoratore stesso – dice ancora il sindacalista -. Ossia, io azienda non ho lavoro, ma sei tu lavoratore, su modulistica aziendale, a chiedere di rimanere a casa non pagato. Neanche nei più famosi film di Totò si era arrivati a simili fantasie aziendali. Va ricordato, inoltre, che da fine settembre e nei mesi a seguire molti lavoratori somministrati, da agenzie interinali, sono stati lasciati a casa, a dimostrazione delle  difficoltà produttive esistenti ed il fatto di lasciare a casa lavoratori interinali non lascia buoni auspici per il 2023″. 

“Come UILM abbiamo già diffidato l’azienda a proseguire su questa strada ed a trovare soluzioni alternative al fine di tutelare realmente le lavoratrici di Freud – conclude Spelat -, considerando anche quello che sta succedendo riguardo all’aumento generale dei costi non solo energetici, causati dall’inflazione a due cifre”.