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Il ritorno del lupo in Carnia al centro di un incontro a Tolmezzo

Il ritorno del lupo in Carnia e la presenza degli animali selvatici in rapporto con il territorio. L’incontro con al centro l’attuale tematica, si è tenuto oggi nei locali della Comunità di Montagna della Carnia a Tolmezzo su stimolo del presidente consorzio malghesi della Carnia e Val Canale Massimo Peresson, in coordinamento con gli uffici competenti della Regione.

Ha introdotto il vicepresidente dell’ente sovracomunale carnico Claudio Coradazzi, dando il benvenuto ai numerosi convenuti in presenza e a coloro che erano collegati in modalità online: «Grazie per la presenza anche a nome del presidente di CdM Ermes De Crignis. L’incontro è stato promosso per l’impulso ricevuto dal territorio. Urgente ormai e non ignorabile l’argomento del ritorno del lupo in Carnia. Questione annosa per l’agricoltura e che sta destando preoccupazione per il futuro. La Comunità di Montagna ha ritenuto necessario intavolare un ulteriore dialogo per capire l’entità delle presenza e arginare i problemi derivati».

«Non eravamo abituati a questa presenza. Vorremmo che francescanamente il lupo diventasse nostro fratello – ha commentato con ironia Peresson -. Le soluzioni e le scelte da intraprendere non devono essere estreme ma ponderate e dettate da un preciso progetto per difendere le nostre greggi».

Elena Valent, dell’ufficio agricoltura della Comunità di Montagna della Carnia, ha aggiunto: «Non vogliamo solo commentare il problema ma trovare una serie di strategie e una risposta efficace per il futuro di questa presenza».

Umberto Fattori, del servizio biodiversità regionale, ha spiegato che questa ricolonizzazione del lupo dipende da fattori naturali e che la tendenza futura potrebbe vedere un incremento dei numeri. «È tornato dopo un secolo ed è ora importante saperlo gestire – ha spiegato-, non riconosce l’uomo come sua preda eccetto casi rari. Stiamo riducendo la distanza con gli spazi selvatici e gli animali sono attratti dai nostri rifiuti e dagli alimenti. Esiste un regolamento che imposta la prevenzione e il rimborso sui danni arrecati dalle categorie dei grandi carnivori , oltre al lupo, l’orso, lo sciacallo dorato e la lince, agli armenti». C’è stato quindi un invito alla cautela e non alla demonizzazione degli abitanti del bosco considerati da noi “ pericolosi”.

Presente anche Stefano Filacorda, zootecnico dell’Università degli studi di Udine: «Nel fare ricerca lavoriamo per il territorio. Potrebbero esserci ad oggi 6-7 branchi in regione. Dobbiamo fare un intervento per gestire il patrimonio zootecnico. Il rapporto con il lupo passa attraverso l’uomo che dissuade con la sua presenza quella dell’animale. Abbiamo intervistato molti agricoltori e stiamo facendo uno studio su tutto l’arco alpino. Stiamo monitorando con sistemi Gps i grandi predatori e siamo ora in grado di tracciare uno storico delle loro abitudini. Importantissimo avere un rapporto diretto tra enti e agricoltori».

Giuliana Nadalin e Luca Cristofoli del servizio caccia e risorse ittiche regionale, hanno parlato anche di indennizzo dei danni derivati dalle aggressioni del lupo e prevenzione:« I danni maggiori sono quelli alle greggi e derivati dagli investimenti. La legge, attraverso regolamenti della Comunità europea e tutela e risarcisce chi subisce tali danni. Importante contattare tempestivamente la locale stazione forestale che applica il protocollo del caso. Previsti contributi massimi alle aziende fino a 5000 euro e ai privati 3000».

Ha fatto seguito un dibattito in cui il pubblico (composto per lo più da agricoltori) ha riferito lo storico delle aggressioni ricevute dai grandi predatori, lamentando la lentezza della risposta dei risarcimenti e avanzato domande ai relatori rispetto al futuro del rapporto che intercorrerà tra gli utenti della montagna e i nuovi futuri inquilini della foresta.