Alto CadoreCarniaTarvisianoTerritorio

Ecco le proposte di Legambiente e Italia Nostra per la montagna FVG

In occasione della Giornata internazionale della montagna, Legambiente e Italia Nostra hanno presentato alcune proposte che nascono dall’operatività associativa e da un comune sforzo di guardare al futuro. 

“Il documento non è un programma per la montagna, non abbiamo nè la volontà nè le competenze per farlo – dicono Sandro Cargnelutti di Legambiente FVG e Renato Bosa di Italia Nostra FVG -. E’ un documento volutamente parziale. Su diversi temi le proposte sono già conosciute anche dalle istituzioni, ma le abbiamo riorganizzate e integrate per l’occasione. Ci siamo soffermati su alcuni aspetti più congeniali alla nostra natura di associazioni ambientaliste quali ad esempio la tutela delle risorse, i boschi, le acque, la biodiversità e il paesaggio, incardinate nell’unica visione del futuro possibile, ovvero quello che delinea la sostenibilità al territorio e che lega le generazioni, la tutela della biodiversità, il lavoro e il vissuto delle comunità”. 

Due le domande che le associazioni si pongono e propongono: come declinare la transizione ecologica, nelle “terre alte”, affinché sia incardinata anche sui fattori distintivi, ecologici e culturali che la caratterizzano? Nel medio periodo la montagna rappresenterà un primo approdo per molte persone che sfuggiranno dalle città, le quali diventeranno sempre più calde e invivibili: sarà la rivincita definitiva della cultura urbana?

Ecco le proposte punto per punto.

IL BOSCO

Un albero è il bosco. Sdraiarsi sotto le sue fronde è ascoltare ogni suono, conoscere ogni vento dell’inverno e dell’estate, accogliere tutta l’ombra del mondo (Roberto Juarroz)

Proprietà boschive, frazionamento e multiproprietà. Proposte:

  • Legiferare sulle “Proprietà abbandonate o silenti”: la Regione intervenga tempestivamente con i regolamenti di attuazione previsti dal codice forestale (art. 12 TUF)
  • Creare una cornice normativa regionale per favorire, alla luce delle esperienze in essere in Regione, le associazioni fondiarie volontarie come previsto dall’art. 10 del TUF
  • Realizzare accorpamenti fondiari temporanei, funzionali a finanziamenti pubblici per interventi selvicolturali di miglioramento dei soprassuoli arborei abbandonati o degradati
  • Costituire consorzi forestali coattivi così come era previsto dall’art. 10 della L. 984/1977, qualora ogni altra possibilità fosse preclusa
  • Acquisire a proprietà regionale i boschi planiziali privati relitti di maggiori dimensioni e valenza ecologica, privi di piano di gestione. Per tutti gli altri, prevedere compensazioni dirette o indirette agli altri proprietari per una loro corretta gestione. 

Viabilità forestale

Le strade forestali corrispondono in primis ad esigenze gestionali selvicolturali e di difesa del suolo (art. 9, c. 1 TUF); la multifunzionalità si incardina su questo primo assunto. Si rende necessario: 

  • Fare il punto ovvero censire e valutare l’attuale rete viaria regionale a servizio della foresta: strade in esercizio, strade abbandonate, grado di utilizzo della strada, livello di manutenzione, …
  • Pianificare e programmare a livello di area vasta la viabilità forestale; il successivo finanziamento delle opere poggerà così su una solida base programmatoria dove sono già presenti le esigenze ambientali e socio- economiche. 

In sede di progetto si dovrà considerare:

  • l’ammortamento dei costi di realizzazione e manutenzione, attraverso riprese legnose congrue e soprattutto certe nonché attraverso la valutazione dei benefici derivanti dalla prevenzione e cura delle calamità naturali (incendi, rischio idrogeologico, ecc.) 
  • Il valore dei servizi ecosistemici offerti dalla foresta
  • Le ricadute sulle filiere locali 

Certificazione forestale

  • Sviluppare e promuovere le potenzialità offerte dal processo di certificazione che, per esplicitare i suoi migliori vantaggi, deve mettere a regime una forte sinergia tra proprietari boschivi, operatori economici e Regione.
  • Promuovere la certificazione anche alla fascia prealpina della regione, dove si produce la maggior parte della legna da ardere (lotta al mercato nero).

Sviluppo della filiera legno

  • In sintonia con i principi e gli obiettivi della Carta di Ampezzo (dic. 2019) adottare strumenti e provvedimenti atti a rendere privilegiato l’uso del legno locale nelle costruzioni, nell’abitare, nei manufatti e negli arredi urbani onde ridurre le emissioni climalteranti del comparto edilizio, stoccare il carbonio e massimizzare la permanenza in loco del legname regionale e il relativo valore aggiunto da esso creato.

 

LE ULTIME ACQUE LIBERE

I corsi d’acqua sono le arterie del sistema ambientale. Restringimenti, ostruzioni, inadeguata gestione del ‘qui e ora’ minano la funzionalità non solo dell’alveo, ma dell’intero sistema ecologico e territoriale.

 

  • Ri-naturazione: programmare la ri-naturazione delle aste di rii e torrenti laddove sia possibile asportando le errate opere longitudinali e trasversali in cls, con il recupero delle aree di espansione delle piene, l’estensione delle sponde vegetate, l’allargamento delle luci dei ponti che spesso sono stati ridotti e causano sbarramenti temporanei accusando, inopinatamente, il trasporto di tronchi d’albero; con riferimento al Lago di Cavazzo predisporre soluzioni progettuali, con una prima quantificazione di costi per la ri-naturazione del lago (By pass) unitamente   alla garanzia del deflusso ecologico a valle della presa di Ospedaletto, ora dimezzato dalla Regione  per la durata di 5 anni
  • Derivazioni: a legislazione vigente, applicare in modo stringente e congiunto il disposto dell’art. 43, 4° c. delle norme di attuazione del Piano Regionale di Tutela delle Acque e dei DD.MM. STA 29 e 30 del 2017, spesso disattesi, per una procedura di valutazione dei progetti di derivazione e dei relativi deflussi minimi vitali ed ecologici seria ed ambientalmente sostenibile; la transizione energetica non passa per il mini idroelettrico che produce quantità irrisorie di energia rinnovabile a fronte di danni certi agli ecosistemi fluviali. L’operazione ecologica più avveduta è la moratoria a nuovi impianti per rendere più resilienti i corsi d’acqua agli inevitabili effetti del cambiamento climatico (siccità estive,…)
  • Contratti di fiume: avviare i processi di programmazione negoziata sulle aste del Fiume Fella e del Cellina, richiesta che proviene dai circoli del territorio, per favorire un approccio unitario al bacino che coinvolga le comunità rivierasche nell’affrontare problemi, rischi ed opportunità, senza compromettere la continuità dei servizi ecosistemici.  Chiediamo ai comuni interessati e alle Comunità della Montagna di considerare la proposta.

 

AREE DI TUTELA E BIODIVERSITA’

Le aree tutelate sono aree per eccellenza dove sperimentare e intrecciare un duplice approccio: conservare la biodiversità e promuovere economie sostenibili nel tempo. I 30 anni della legge nazionale sui parchi, la L. 394/91, è stata l’occasione per una riflessione di Legambiente sul tema delle aree protette anche in relazione alla strategia europea sulla biodiversità che prevede al 2030 il 30% del territorio e del mare protetto. 

Nella nostra regione la superficie di parchi, riserve e biotopi raggiunge nel complesso circa il 7%, l’obiettivo da perseguire per adempiere alle indicazioni concordate a livello di UE  è il  10%.

Nuove aree di tutela, proposte nelle aree montane.

  • Parco regionale delle Alpi Carniche : può rappresentare, nel territorio, un’ opportunità di tutela rafforzata e di sviluppo di economie sostenibili fondata sulle molteplici esperienze  di valorizzazione in atto e sulla bellezza dei luoghi; le proprietà regionali su buona parte dell’area e l’opportunità di nuove relazioni transfrontaliere  sono fattori da considerare positivamente
  • Riserva regionale del Tarvisiano (comprensiva della foresta e delle proprietà regionali di Fusine), collocata all’interno della costruenda Riserva della Biosfera MAB UNESCO trinazionale (Triglav, Dobratsch, Alpi Giulie): la riserva è possibile mediante un accordo con lo stato che attraverso il Fondo Edifici per il Culto (FEC) del Ministero degli Interni ne detiene la proprietà. Tutela della biodiversità, gestione sostenibile della foresta, sua certificazione e mantenimento degli usi civici presenti ne costituiscono gli ingredienti essenziali; attualmente la foresta, di proprietà del FEC non è dotata di un piano di gestione forestale aggiornato
  • Estensione delle aree protette: deve andare di pari passo con la realizzazione della Rete Ecologica Regionale, delineata nel Piano Paesaggistico Regionale che concorre a salvaguardare la biodiversità connettendo le aree protette esistenti e future, togliendole dall’isolamento con uno sforzo congiunto e sinergico a livello regionale e locale.
  • Aree wilderness e delle foreste vetuste: lo sviluppo  del sistema esistente, in realtà di elevato pregio naturalistico e ambientale, può sostenere la ricerca forestale e diventare luogo di visite e turismo montano in tutte le stagioni

I parchi che concorrono anche allo sviluppo sostenibile del territorio, devono discendere dalle zone impervie dove sono attualmente confinati e coinvolgere nella loro gestione cittadini ed amministratori che già oggi guardano con favore ed aspettative crescenti a politiche territoriali di questo tipo.

Le proposte sono in linea con la strategia europea sulla biodiversità al 2030.

 

TUTELA DEL PAESAGGIO 

Parte di territorio che si abbraccia con lo sguardo…

  • Identità e risorsa: lo sviluppo di reti tecnologiche adeguate, abbattendo le distanze, può favorire il telelavoro e la permanenza nei centri più periferici.  L’ulteriore  vero elemento che può continuare a mantenere un forte legame tra abitanti e territorio è la tutela del paesaggio. Esso non è solo una RISORSA in chiave turistica, ma è soprattutto un elemento di IDENTITA’ per le popolazioni alpine. Questo significa difesa della natura, della biodiversità, delle forme della cultura materiale, della varietà che caratterizza il territorio: elementi oltretutto sempre più rari e di valore. Pensiamo ai corsi d’acqua, della bellezza del Resia e dell’Arzino, al Lago di Cavazzo, alle architetture tipiche della val Pesarina o della val Cellina, ai bellissimi itinerari di montagna che non possono essere stravolti e banalizzati da interessi particolari
  • La Riqualificazione degli edifici esistenti, dei vecchi borghi rimane una priorità insieme  al divieto di nuove costruzioni in quota. La tipicità è un punto di forza del territorio e non la sua banalizzazione e omologazione ad altri modelli che hanno evidenziato tutti i limiti anche economici nell’arco di un breve arco di tempo
  • Analisi di un caso: le autorizzazioni pubbliche recentemente rilasciate per realizzare un edificio privato sul crinale del Monte Rossa (Clauzetto), visibile a km di distanza ha restituito una ferita dal punto di vista paesaggistico. L’uomo della strada si chiede: “E’ una pratica estensibile a chiunque lo richieda e per tutti i crinali sommitali erbosi della montagna regionale con vista sulla  pianura e, nelle giornate limpide, anche sul mare?

 

CURA E MANUTENZIONE DEL TERRITORIO

La grande opera pubblica mai compiutamente considerata

  • La manutenzione capillare del territorio mediante il mantenimento dei prati e pascoli secondari, la cura dei boschi di neo-formazione, il mantenimento delle radure, il ripristino di piccoli smottamenti e frane con soluzioni basate sulla natura, la pulizia dei piccoli alvei utilizzando sia imprese locali che gli agricoltori è una scelta obbligata dagli eventi attuali e futuri.
  • La cura è anche ridurre il consumo di suolo 
  • La cura è fondamentale per rendere resilienti comunità e territorio agli effetti del  cambiamento climatico e del declino demografico

 

ENERGIA

Efficienza e risparmio rappresentano il primo driver, ad iniziare dagli edifici pubblici, accompagnato dalla produzione di fonti rinnovabili.

  • Comunità energetiche solidali e rinnovabili: vanno promosse (fotovoltaico e biomasse), anche mediante un ruolo attivo delle Comunità di montagna; 
  • Energia da fonte idroelettrica: dal nostro punto di vista è possibile ottenerla solo efficientando i grandi impianti che passeranno in mano pubblica o intervenendo con mini-impianti sulle condotte artificiali; 
  • Ruolo della ricerca: è fondamentale che le università accompagnino la transizione energetica. Un campo su cui  indagare è, ad esempio, l’uso della pirolisi di biomasse prodotte localmente per la produzione di energia, per verificare se può essere una alternativa circolare più efficiente e meno inquinante degli impianti di biomasse a combustione. 

 

GIOVANI, SERVIZIO CIVILE E FORMAZIONE

Parlare di futuro senza considerare i giovani è come seminare il campo con le pietre

  • Servizio civile ambientale dei giovani:  il servizio proposto su scala nazionale  per promuovere la tutela e la manutenzione dell’ambiente, la cultura operosa della solidarietà e della Pace, può diventare un progetto possibile da attuare anche grazie al riuso di una struttura militare dismessa (o altri edifici pubblici vuoti). Potrebbe essere una forma di restituzione “storica” al territorio della montagna e una vitale presenza di giovani  in contesti a declino demografico. Può essere intitolata ai giovani militari fucilati da “fuoco amico” a Cercivento (I fusilâz di Çurçuvint) durante il primo conflitto mondiale. Per i giovani che vi partecipano una esperienza di servizio e di arricchimento culturale e professionale.
  • L’università della montagna. Non si immagina una nuova sede staccata dell’Università con edificio fisico in bella presenza ma “una rete”  di relazioni stabili che metta a sistema i contributi di soggetti diversi: la Regione e le istituzioni locali, il sistema formativo, le parti sociali, il mondo del lavoro e le associazioni ambientaliste per accompagnare la transizione, favorendo e promuovendo l’aggiornamento e la creazione di nuovi profili professionali, il supporto all’avvio d’impresa, la diffusione della cultura della sostenibilità.   Una maggiore consapevolezza ambientale può favorire anche la creazione di opportunità per la crescita e l’affermazione dei c.d. lavori verdi componente fondamentale della transizione ecologica
  • Incentivi ai docenti qualificati: favorire la continuità educativa  coprendo l’intero ciclo scolastico,  soprattutto nelle scuole  periferiche; la disuguaglianza nelle opportunità parte anche dalla scuola che dovrebbe essere cura e non concausa generatrice.
  • Casa per lo studente: in  Carnia si potrebbe ridurre il disagio degli spostamenti dalle zone più lontane con l’attivazione del servizio di ospitalità 

 

CAMBIAMENTI CLIMATICI e … AGRICOLTURA E TURISMO

Programmare il futuro con gli occhi rivolti al passato crea più problemi che soluzioni

  • Piani di prevenzione e adattamento: dovrebbero essere una priorità per accompagnare le scelte in questa fase cruciale per il futuro della montagna. Infatti i cambiamenti climatici, impatteranno in modo significativo sul settore primario, sul turismo e amplificheranno le vulnerabilità del territorio dal punto di vista idrogeologico e della stabilità dei versanti (manutenzione e cura). 
  • Ripensare il turismo invernale: il turismo è una  componente essenziale dell’economia montana. Quello invernale dovrebbe immaginare soluzioni “oltre la neve”. Non intravediamo questo sforzo nel piano di Promoturismo per lo sviluppo dei poli invernali, piano ancora fortemente ancorato allo sci e a nuovi impianti, peraltro in aree (Montasio sud) già abbandonate dalla Regione negli anni 80.  Un debito economico e ambientale certo per i contribuenti; va da sé che l’allungamento dell’offerta turistica in altre stagioni, porterebbe, ad esempio, al  prolungamento dell’attività nei rifugi.
  • Tipicità locali e promozione del turismo scientifico e culturale. A tal proposito ci permettiamo di avanzare una proposta “sopra le righe” solo per sottolineare che in tempi di transizione si deve fare esercizio di innovazioni creative ma non avulse dal contesto. Ad esempio la Val Pesarina e Pesaris in particolare, è dal 1725 il paese degli orologi che come sappiamo misurano il tempo alla nostra scala. Oggi dal punto di vista scientifico il tempo è una delle dimensioni più intriganti della fisica dei quanti, della relatività ma anche dello spicchio di realtà che ci è concesso visitare. Promuovere la convegnistica di alto livello, il turismo culturale associato, una biblioteca a tema dedicata, attrezzata di connettività a banda larga, l’ospitalità di ricercatori, la disponibilità di uno Scienziato che condivide il progetto e fungere da attrattore,…(un Carlo Rovelli a caso) può essere una ipotesi da considerare e immaginare. Ribadiamo che è un pensiero sopra le righe, però…
  • Agricoltura: segnaliamo che sono state  attribuite recentemente, diverse bandiere verdi a esperienze di giovani donne dedite all’agricoltura di qualità (bio), che sviluppa filiere locali e che considera il paesaggio rurale un valore; di converso c’è  il rischio, già presente in montagna e anche nel nord-est,  dell’accaparramento delle terre per lucrare illegalmente sui fondi della PAC o di investimenti speculativi per l’acquisto di boschi e pascoli. Senza terra si riduce l’autonomia di una comunità.

 

VALUTAZIONI E CONTROLLI 

Il controllo e le valutazioni sono i terminali di processi di pianificazione, programmazione e progettazione, spesso sottovalutati o dimenticati. E’ fondamentale:

  • Rendere pubblica le valutazioni sull’efficacia / efficienza / contributo all’Agenda 2030 degli investimenti della Pubblica Amministrazione nelle aree montane 
  • Aumentare i controlli degli organi preposti sul DMV a valle delle opere di presa, sulla frequentazione abusiva delle moto sui sentieri montani, …
  • Escludere le attività sportive motoristiche fuoristrada, anche rivedendo regolamenti ed inasprendo le sanzioni.  Gli enti pubblici non devono incentivare in qualsiasi forma manifestazioni motoristiche su percorsi fuoristrada, se non in aree idonee, appositamente delimitate e nei periodi consentiti

 

CONSIDERAZIONI ECONOMICHE

C’è una piena consapevolezza che le risorse sono limitate e vanno gestite con molta oculatezza. Bisogna operare delle scelte sulla base di alcune  priorità funzionali alla tutela del territorio. Per esempio è più importante destinare risorse per costruire una strada su un vecchio sentiero in un ambiente di alta montagna, già servito da viabilità forzando anche le procedure di autorizzazione (2^ strada al rifugio Marinelli), costruire impianti da sci sotto la linea di affidabilità della neve, realizzare interventi idraulici vanificati dalla prossima piena oppure destinare queste risorse alla attività di cura del territorio?  La risposta mi pare scontata. Le associazioni ambientaliste cosa devono fare. Rassegnarsi all’evidenza? No!

E’ maturo il tempo dove la sostenibilità (no greenwashing) entri a pieno titoli nei processi decisionali e nei comportamenti quotidiani delle persone.

(foto di Luca Tomat)