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Confcooperative Fvg dice no ai limiti imposti da Roma all’agricoltura sociale

«Superiamo i vincoli imposti dalla normativa nazionale e non escludiamo la cooperazione dalla nuova legge sull’agricoltura sociale», lo chiede a gran voce Confcooperative Fvg dopo le audizioni sulla nuova legge di settore che, la prossima settimana, sarà discussa dal Consiglio regionale.
«La legge nazionale sull’agricoltura sociale contiene delle previsioni normative che danneggiano le aziende della nostra regione escludendo le cooperative sociali, nate proprio qui, quarant’anni fa, che fanno integrazione sociale in ambito agricolo. Sosterremo con forza la Regione se vorrà utilizzare a pieno la propria potestà legislativa e allargare, invece, il campo di applicazione della normativa in discussione», dice Confcooperative Fvg.

Al centro dell’allarme del mondo cooperativo c’è la previsione in base alla quale sarebbero incluse nella definizione di agricoltura sociale solo le aziende che sviluppano più del 30 per cento del fatturato in quel settore: un limite che, di fatto, esclude quasi tutte le cooperative sociali, una ventina in Friuli VG, diffuse su tutte le province, che svolgono attività di integrazione sociale dei lavoratori svantaggiati in settori diversi e hanno “importato” nell’agricoltura sociale il know how acquisito in anni di attività a favore della comunità.

«Una normativa regionale sull’agricoltura sociale è un obiettivo importante che attendevamo da tempo e che condividiamo. Dopo aver partecipato positivamente a tutti i tavoli istituzionali e alla nascita e sviluppo dell’agricoltura sociale in questa regione, sarebbe paradossale se oggi la normativa disconoscesse proprio il contributo che il mondo cooperativo ha dato alla crescita del settore, a causa degli assurdi vincoli impostici dalla normativa nazionale», dice ancora la nota di Confcooperative Fvg. Sono una ventina, infatti, le cooperative sociali che hanno avviato progetti di agricoltura sociale. L’autonomia legislativa della Regione in ambito agricolo può essere utilizzata per supplire ai restrittivi vincoli normativi nazionale e varare una legge più vicina all’esperienza maturata nel nostro territorio», è la forte richiesta del mondo cooperativo al legislatore.
In questo modo, verrebbe fatto salvo quella che è già oggi una realtà consolidata: la cooperazione sociale si è infatti sviluppata costruendo nel tempo relazioni e pratiche che hanno integrato aziende, cooperative sociali e terzo settore, coinvolgendo tutti questi soggetti in progetti che hanno coniugato produzione agricola e percorsi riabilitativi e di cura. Un patrimonio che, ora, le cooperative non vogliono vedere disperso.