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Come conciliare lavoro e vita privata nel progetto “Time4You” della Cisl Fvg

E’ un’indagine inedita condotta da Anteas Cisl, in collaborazione con la Cisl del Friuli Venezia Giulia, a portare a galla i bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori sul fronte della conciliazione, ovvero la possibilità di “combinare” al meglio quello che è l’impegno professionale con la propria sfera di vita privata. Tema dibattutissimo e che oggi trova risposte concrete, grazie ad un progetto, finanziato dalla Regione, che prende il nome di Time4You. “L’obiettivo – spiega in sostanza Claudia Sacilotto, responsabile delle politiche femminili per la Cisl Fvg – è stato quello di andare a rilevare, attraverso un apposito questionario, le necessità dei lavoratori direttamente all’interno di due aziende campione, con forte presenza femminile, la Roncadin di Meduno e la Bouvard Italia di Fagagna, per giungere ad un approccio sistemico alla contrattazione collettiva di II livello con particolare attenzione all’area welfare”. In altri termini, trovare assieme soluzioni concreti a esigenze o difficoltà reali, mettendo in campo una negoziazione mirata tra azienda, territorio e disponibilità a collaborare da parte dei dipendenti.

Quanto ai risultati dell’indagine, presentati a Udine alla presenza dell’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen, i punti di criticità rispetto alla conciliazione lasciano ben pochi dubbi: “Per quanto il Friuli Venezia Giulia – dice il presidente Anteas, Giulio Greatti – sia complessivamente una regione virtuosa, le persone spesso sono lasciate soli e costretti ad “arrangiarsi”, trovando sostegno nelle proprie reti familiari (genitori soprattutto) o amicali; allo stesso modo, basandosi sulle risposte ottenute, si rileva l’assenza di servizi adeguati sul territorio, in particolare per quanto riguarda i bambini e gli anziani”.
Nulla di nuovo se non che i dati offerti dal campione vanno ancora più a fondo. Intanto, ad esempio, dimostrando che da parte dei lavoratori c’è scarsa conoscenza delle possibilità a disposizione e da parte dei servizi una grande carenza nel farsi conoscere. Emerge così che la maggior parte delle persone intervistate non sappia quali potrebbero essere le forme di flessibilità da poter applicare all’interno dell’azienda (job sharing, banca ore, orario flessibile su base giornaliera e settimanale, lavoro agile, turni agevolati) e che soltanto una fetta bassissima di loro utilizza i servizi territoriali. E se il problema si presenta tutto sommato (e sorprendentemente) in modo contenuto per la gestione dei figli, la criticità più significativa riguarda la cura degli anziani con punte addirittura del 40% del campione che rivela la volontà di utilizzarli ma di fatto non sempre accessibili sul territorio: troppo lontano o troppo costosi come i  centri diurni per anziani, assistenza infermieristica domiciliare, case di riposo, badanti. Problema acuito per chi in casa ha sia figli che anziani a carico.

Ma c’è di più. A non “battere” proprio e rendere la vita davvero difficile in alcuni casi è la modulazione degli orari tra il dentro e il fuori l’azienda. A segnalarlo è la coordinatrice della Cisl di Udine, Renata Della Ricca, che assieme ad Anteas, ha seguito il progetto. “La conciliazione risulta di fatto un gioco di ruolo in cui le variabili sono tantissime. Prendendo, ad esempio, in considerazione gli orari di lavoro, dalle risposte emerge che questi, sia per gli operai che per gli impiegati, non impattano in modo particolarmente pesante sulla gestione dei figli. Discorso completamente diverso se rapportati agli orari degli uffici pubblici o delle strutture socio-sanitarie: sono qui che iniziano i problemi perché soprattutto per chi svolge mansioni impiegatizie la difficoltà di interagire con gli uffici è pressoché totale. E’ chiaro che andranno in prospettiva ripensati anche gli orari delle città”.

Altro dato su cui riflettere è che la conciliazione resta a tutt’oggi un problema prevalentemente “femminile”, dato che ad esempio si riscontra nella gestione dei figli rispetto alla scuola.

Infine, un dato incoraggiante: la disponibilità delle persone non solo di contribuire ad elevare la qualità della vita nel territorio di riferimento, ma anche a collaborare con i colleghi per migliorare l’ambiente lavorativo. Le richieste alle aziende? Oltre a sviluppare maggiormente le capacità e competenze dei lavoratori e a motivarli servono spazi di confronto, luoghi da utilizzare nelle pause o a margine dei turni, e l’attivazione di gruppi di mutuo aiuto.

“Ci troviamo di fronte a delle problematiche che necessariamente vanno affrontate e risolte attraverso la contrattazione a livello aziendale e territoriale, aprendo una riflessione complessiva anche con le istituzioni locali considerato che la risoluzione di alcune tematiche porterebbe giovamento a tutto il territorio”, commenta Alberto Monticco, segretario generale Cisl Fvg, confidando che il modello collaudato con il progetto Time4You possa essere replicato anche in altre realtà.

Del resto, la contrattazione di secondo livello, stando anche agli oltre 9mila Accordi analizzati dall’Osservatorio Contrattazione II livello OCSEL Nazionale della Cisl emerge che la Contrattazione Aziendale e territoriale sta diventando sempre più un punto di riferimento. Se, infatti, la contrattazione nella gestione delle crisi rappresenta il 77% dei contratti sottoscritti, la vera novità è il sensibile aumento degli accordi su salario, orari e welfare aziendale, voci fino a qualche anno fa marginali. Una tendenza destinata a crescere e a rafforzarsi. Se, infatti, fino a qualche anno fa il II livello nella gestione del welfare era eventualmente appannaggio solo delle aziende di grandi dimensioni, con la Legge di Stabilità 2016, che permette sia la “welfarizzazione” dei premi di produttività (che la negoziazione esplicita delle opere, servizi, somme e prestazioni che godono dei vantaggi fiscali) la contrattazione aziendale e territoriale diventerà sempre più importante.