CarniaCultura

A Cercivento un’antica lauda quale augurio di fine anno

di CELESTINO VEZZI

Le piccole comunità spesso hanno ritmi meno stressanti rispetto alla città e lo scorrere del tempo è spesso segnato da singolari avvenimenti. Nel periodo compreso tra il Natale e l’Epifania è un fiorire, in molti paesi della Carnia, di un numero considerevole di momenti tradizionali con protagonisti grandi e piccini.

Qualcosa di interessante accade anche nel piccolo paese di Cercivento dove rivive silenziosa ed inossidabile nel tempo l’antica consuetudine dell’augurio che l’Onoranda Compagnia dei Cantori della Pieve di San Martino porta di casa in casa con il canto del Gjesù cjamìn, antica Lauda del XV secolo ‘Gesù, Gesù, Gesù ognun chiami Gesù’.

Mantenendo fede ad una radicata consuetudine documentata fin dai primi anni del 1700 i Cantori, dodici come gli apostoli, al mattino dell’ultimo giorno dell’anno iniziano il loro peregrinare di casa in casa formulando il loro singolare augurio di Bon finiment e bon prinsipi.

Rispetto ai comunemente noti ‘Canti della Stella’, facenti parte dei riti natalizi di questua ancora vivi nei paesi della Carnia, che propongono testi similari aventi come protagonisti i Re Magi, si discosta la Lauda del ‘400 scritta dal fiorentino Feo Belcari (1410-1484) e approdata, non si sa bene come e quando, in questa piccola realtà della Val Calda; già nel 1761 un documento ne fa esplicita menzione confermando che già allora tale usanza era in vigore.

L’antico manoscritto Libro delle diverse terminazioni dei Signori Cantori’, rilegato in pelle, fa riferimento ad una riorganizzazione della Cantoria e raccoglie con dovizia di particolari le varie decisioni assunte dal consesso dei Cantori, detta precise norme per la scelta e nomina degli stessi, nonché alcune interessanti note in merito al comportamento da tenere in certi rituali; diverse delibere hanno come argomento il canto del Gesù, Gesù ognun chiami Gesù.

L’attesa visita alle famiglie, necessariamente breve per ovvie ragioni, non manca di portare una parola di conforto, una stretta di mano, un saluto affettuoso, uno scambio di auguri… il tutto racchiuso nei significativi versi che vanno a formare le sei stanze di cui è composta la lauda; laddove ci sono problemi di salute i Cantori invitano alla speranza: ‘Se tu ti senti pene chiama Gesù col cuore ed ei per grazia viene a toglierti il dolore; sia sempre tuo migliore chiamar col cuor Gesù’.

Nell’occasione le famiglie concedono il sop ovvero una piccola somma di denaro quale ringraziamento per l’opera svolta nel corso dell’anno dai Cantori; parte del sop raccolto è utilizzato, oltre che per la tradizionale ed annuale merenda, anche per il recupero del patrimonio artistico della vecchia Pieve di San Martino.

Lungo il percorso l’antica Lauda viene intonata anche in alcuni punti precisi dove la gente si raccoglie: a Cercivento di Sotto davanti alla Mainute, a Cercivento di Sopra nella Cappella Morassi e nelle Maine delle frazioni di Costa e Vidâl.

Una stretta di mano, un canto, un augurio quale originale, antico, genuino e semplice antidoto alla pressante tentazione di omologazione generale cui la società moderna costantemente c’invita.