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Calano le nuove partite Iva in Fvg nell’anno del Covid: -12%

Nel 2020 sono diminuite le aperture

Nel corso del 2020 in Friuli Venezia Giulia sono state aperte 7.276 nuove partite Iva, circa 1.000 in meno rispetto all’anno precedente (-12%), una diminuzione leggermente inferiore a quella nazionale (-14,8%). Le province di Udine (-15,2%) e Pordenone (-15,9%) presentano le flessioni più consistenti; Trieste fa segnare un calo del -8,2%, Gorizia è l’unica che registra un incremento, seppure di sole 30 unità (+3,6%). A livello nazionale solo altre due province presentano una variazione positiva: Treviso (+12,6%) e Verona (+1,4%). Lo rende noto il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo che ha rielaborato dati del ministero dell’Economia e delle Finanze.

In Fvg, dunque, a causa dell’emergenza sanitaria ancora in corso si è interrotta la tendenza positiva cominciata nel 2017, dopo che nel 2016 si era registrato il numero di nuove aperture di partite Iva più basso dello scorso decennio 2009-2019 (circa 7.800).

La diminuzione è stata maggiore tra le donne

Per quanto concerne la natura giuridica, la diminuzione registrata nel 2020 in Fvg ha riguardato principalmente le società di capitali (-243 unità) e le persone fisiche (-781); queste ultime comprendono sia le ditte individuali, sia i lavoratori autonomi (inclusi i liberi professionisti), e costituiscono il 76,5% del totale. Nello specifico la diminuzione si è concentrata soprattutto sulle aperture di ditte individuali (-17,3%), mentre il numero di nuovi lavoratori autonomi ha subito un calo meno pronunciato (-6,4%). Si può inoltre notare il forte aumento di partite Iva avviate da soggetti non residenti, connesso all’espansione del settore delle vendite on-line, che in regione sono raddoppiate (+109%, mentre a livello nazionale la crescita è stata pari a +42,9%).

Per quanto riguarda le sole persone fisiche, nel 2020 il 64% delle nuove aperture ha riguardato gli uomini; rispetto al 2019 la diminuzione è stata più accentuata per la componente femminile (-15,7% contro il -10,2% dei maschi). La fascia di età compresa tra 36 e 50 anni è quella che ha registrato la perdita più pesante in termini assoluti (-425 unità, pari a -20,3%). Si può inoltre osservare che, negli ultimi anni, la quota di aperture effettuate da under 35 è tornata a crescere dopo il calo del periodo 2015-2016, raggiungendo il 47% del totale nel 2020. L’analisi dei dati in base al luogo di nascita mostra infine che tra le persone fisiche una nuova partita Iva su cinque è avviata da un soggetto nato all’estero (1.133 su 5.569), in prevalenza in un Paese europeo non comunitario.

Le tendenze settoriali

Nell’ultimo triennio il settore delle attività professionali scientifiche e tecniche è quello in cui più frequentemente prendono avvio i percorsi di lavoro autonomo o imprenditoriale, mentre in precedenza il primato apparteneva al commercio. Nel 2020 sono state infatti 1.263 (pari al 17,4% del totale) le nuove aperture nell’ambito delle attività professionali scientifiche e tecniche; il comparto comprende sia le libere professioni (notai, avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti), sia quelle attività non regolamentate da ordini professionali (pubbliche relazioni e comunicazione, consulenza gestionale, collaudi e analisi tecniche, pubblicità e ricerche di mercato). Al secondo posto si trova il commercio con 1.090 aperture (15%). Come era prevedibile, a causa delle chiusure e delle restrizioni collegate all’emergenza sanitaria, il settore che comprende alberghi, bar e ristoranti è uno di quelli dove la flessione è stata più consistente (-36,2% rispetto all’anno precedente). All’opposto, e probabilmente per lo stesso motivo, il comparto della sanità e dell’assistenza sociale è uno dei pochi che mostra un incremento (+20,5%).

Nota metodologica

I dati statistici relativi alle aperture delle nuove partite Iva di imprese e professionisti sono quelli comunicati all’Amministrazione Finanziaria e memorizzati nelle banche dati dell’Anagrafe Tributaria. Si ricorda che le informazioni riguardanti le chiusure non vengono pubblicate perché non significative da un punto di vista economico, in quanto al momento della cessazione dell’attività spesso i contribuenti non adempiono all’obbligo di chiusura della partita Iva.