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Bocciato anche il Referendum su acqua e rifiuti, quarto Niet su quattro

Quasi un mese fa è stata depositata in Consiglio regionale, a cura dei 9 promotori, la proposta di referendum abrogativo regionale della legge n. 5 del 2016 sull’organizzazione del servizio idrico integrato e del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, sottoscritta da 1.336 cittadini.

Il palazzo del Consiglio regionale di Trieste
Il palazzo del Consiglio regionale di Trieste

Poiché l’Ufficio di presidenza non ha espresso un parere unanime sulla sua ammissibilità o meno, la decisione è passata all’Aula, la quale, dopo un dibattito di un’ora e mezza, ha accolto un ordine del giorno presentato dai capigruppo di maggioranza Moretti (Pd), Lauri (Sel) e Paviotti (Cittadini) con cui si è sancita la non ammissibilità della suddetta proposta referendaria.

Per l’ammissibilità del referendum, battendosi in particolare per l’esercizio del voto da parte dei cittadini sempre e comunque, si sono, invece, espressi Ciriani (FdI/AN), Sergo (M5S), Riccardi (FI), Santarossa (AR), ma anche Pustetto in difformità al suo gruppo (Sel).

L’esito finale ha visto 27, tra consiglieri di maggioranza e assessori, ma anche Colautti (Ncd) e Barillari (Misto), esprimersi in favore dell’ordine del giorno (quindi per la non ammissibilità del referendum), mentre 20 consiglieri in totale, 19 di opposizione più il consigliere Pustetto, votavano contro.

Il No è arrivato dopo le precedenti richieste su UTI, sanità e Province.

LE MOTIVAZIONI DELLA MAGGIORANZA

Il quesito contenuto nella proposta – si legge nell’ordine del giorno – non rispetta il requisito di ammissibilità, secondo cui non possono essere sottoposte a referendum abrogativo le leggi regionali il cui contenuto sia reso obbligatorio da norme dello Statuto o da norma statali vincolanti per il legislatore regionale.

Inoltre, la normativa di risulta consentirebbe di supplire solo alla mancanza di una legislazione regionale per i servizi di gestione dei rifiuti attraverso la continuità delle gestioni esistenti, mentre tale continuità non sarebbe assicurata per il servizio idrico. In secondo luogo, l’abrogazione referendaria esporrebbe la Regione al potere sostitutivo statale. Terzo e non ultimo, la legge regionale 5/2016 è interessata da obblighi che derivano dall’appartenenza all’Unione europea, previsti in particolare dalle direttive in materia di gestione dei rifiuti, di gestione dei corpi idrici, di protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento, di trattamento delle acque reflue urbane, di appalti pubblici.