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Amato De Monte: «Per gli over 80 i vaccini antiCovid dovrebbero essere obbligatori»

“La campagna vaccinale anti-Covid dovrebbe essere obbligatoria per gli ultra80enni dove la mortalità per chi si infetta sfiora il 100%”: è quanto ha dichiarato Amato De Monte, direttore del Dipartimento anestesia e rianimazione del presidio ospedaliero universitario Santa Maria della Misericordia di Udine dell’Azienda Sanitaria Friuli Centrale, alla conviviale sul tema “Sconfiggeremo il COVID 19 e ripartiremo vincenti”. promossa a Pulfero dalle associazioni Euretica, Sapori nella Valli e Vallimpiadi, con il sostegno di e in collaborazione con Aido (Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule di Udine), Friul Tomorrow e associazione culturale don Gilberto Pressacco.

De Monte ha spiegato che “nella prima ondata abbiamo avuto in terapia intensiva 65 pazienti, tutti in un colpo solo, ma da luglio 2020 a marzo 2021 contiamo 700 pazienti, ovvero circa 12 volte di più di marzo 2020. È stata una vera invasione tant’è vero che dal 30 ottobre al 7 dicembre 2020 personalmente non c’è stato un giorno, festivi compresi, nel quale non mi sia recato in ospedale”. Il direttore del dipartimento di anestesia e rianimazione di Udine ha quindi snocciolato altre cifre: “abbiamo attivato 36 posti covid e 18 normali con una mortalità bassa, che si attesta al 30% mentre in altre terapie intensive italiane raggiunge il 40 e anche il 50%. A Udine non abbiamo avuto problemi in reparto con il personale che qui non ha contratto il virus”. Sull’efficacia delle terapie De Monte ha dichiarato che “respirare ossigeno al 90% per quattro giorni diventa tossico divenendo concausa del peggioramento del paziente” mentre sul futuro il medico si è spinto ad affermare che “le terapie intensive si riempiranno di nuovo, magari non con il forte carico del 2020, ma per sconfiggere il Covid occorre puntare su trattamenti precoci domiciliari e sui vaccini prestando attenzione a chi soffre di obesità, diabete, ipertensione e cardiopatia”. Da ultimo De Monte ha elogiato il sistema sanitario nazionale e regionale del Friuli Venezia Giulia “che ha permesso di attuare trapianti di rene in Friuli anziché in Lombardia durante i mesi caldi della pandemia” rendendo noto che “le donazioni di organi non si sono mai fermate e sono riprese, ormai, a livelli pre-Covid”.

Dal canto suo Vincenzo Della Mea, docente di Informatica medica all’università degli studi di Udine, ha esordito affermando che “al termine del primo lockdown sembrava aver vissuto un inferno, ma le successive ondate sono state ben peggiori anche perché all’inizio si facevano meno tamponi”. E se a marzo 2020 il Covid in Friuli Venezia Giulia è giunto all’Università di Udine, a Gorizia e a Remanzacco dall’esterno “nelle successive due ondate. ha detto Della Mea – con la variante inglese siamo stati più colpiti di altri”. Interessanti, poi, i confronti attuati sulle regioni più colpite dal virus: “questi territori presentano alti indici rispetto a vecchiaia, pil pro capite e numeri di posti nelle RSA e di badanti”. Fornita una chiave di lettura sul contagio Della Mea ha evidenziato che “non ho mai fatto previsioni prima d’ora, ma mi sento di affermare che in autunno rivedremo il Covid anche in quanto a parità di data attualmente stiamo peggio dello scorso anno. I vaccini potrebbero, comunque, rendere più leggera la prossima ondata che vedrà i giovani veicolare il virus”.