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Alto Friuli, si assume in agricoltura e nel terziario; stabile il manifatturiero; negativa l’edilizia

Nonostante la fisiologica flessione dell’ultimo trimestre, il saldo occupazionale a fine 2016 ha confermato il segno “più” in Alto Friuli, così come lo era stato al termne del III Trimestre. A renderlo noto la consueta rielaborazione a cura della Cisl Alto Friuli relativamente ai dati del Mercato del Lavoro pubblicati dall’Ossservatorio regionale.

Al 31 dicembre scorso le aziende operanti nei 63 comuni del comprensorio di riferimento (Carnia, Tarvisiano, Gemonese, Collinare, Tarcentino) hanno fatto segnare complessivamente 16.398 assunzioni e 15.988 cessazioni di rapporti di lavoro, per un saldo positivo dunque di +410 occupati in un anno (299 femmne e 111 maschi). Dato positivo per il secondo anno consecutivo dopo i +288 del 2015.

In termini assoluti, a distanza di 12 mesi, le assunzioni sono calate di 1.112 unità (-6,4%); molto più netto il calo delle cessazioni pari a 1.234 (-7,2%), sintomo di un appiattimento verso il basso della platea degli attivi.

A livello di generazioni comunque la parte del leone l’hanno fatta i giovani (saldo +778); equilibrata la fascia degli adulti (+25); inevitabilmente in flessione quella degli over 55 (-555). Guardando invece la fotografia per territori omogenei, le performance migiori 2015/2016 le segnagno il Gemonese ed il Tarcentino.

ASSUNZIONI

Analizzando le assunzioni per fascie d’età, il 33,7% hanno riguardato i giovani (15-29 anni), il 56,8% gli adulti (30-54 anni) e il 9,5% gli over 55, in linea con gli anni precedenti. Per quanto riguarda le tipologie di contratto gli “indeterminati”, sono stati il 9,6%, quasi dimezzati rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente (-1.029 in termini assoluti). La parte da leone continuano a farla i “determinati” pari al 47,8%, quindi i “somministrati” al 27,2% e i contratti di lavoro “domestico” che valgono il 4,1% del totale; a seguire i “tirocini” (3,3%), l’apprendistato (3,0%), che torna a crescere, e i parasubordinati (2,8%).

Per quanto riguarda il genere, il dato annuale registra per la prima volta dal 2008, il sorpasso degli assunti maschi (50,3%) rispetto alle assunte femmine (49,7%); 9 anni fa il rapporto era di 55 a 44 per le femmine.

Aggregando i nuovi rapporti di lavoro per categorie, la miglior performance la fa segnare il Terziario (34,2%), seguito a ruota dal Manifatturiero (30,4%), quindi l’Istruzione (13,2%); più indientro Alberghi e Ristoranti (11,4%), l’Agricoltura (5,7%) e le Costruzioni (5,1%).

Mettendo in luce la nazionalità dei nuovi assunti, l’85% parla italiano, il 7,7% è extra UE mentre il restante 7,3% rientra nei confini dell’Unione Europea. Da segnalare che nell’Alto Friuli la percentuale di stranieri residenti è solo del 4,7% mentre il totale degli assunti non italiani è complessivamente il triplo.

L’ANALISI

“Non possiamo che accogliere con grande soddisfazione il dato occupazionale di fine 2016 – analizza il Segretario della Cisl Alto Friuli, Franco Colautti – già il saldo positivo al terzo trimestre ci aveva rinfrancati sullo stato di ripresa del territorio; ora abbiamo una ulteriore conferma che comunque è da tenere monitorata. Entrando nel dettaglio possiamo comprendere che dopo l’impennata “jobs act”, le tipologie di assunzioni si sono riassestate ai livelli “pre 2015”, comunque con qualche nuova tendenza: oltre agli indeterminati, calano in numeri assoluti anche i determinati; salgono invece l’apprendistato, il somministrato, il tirocinio e il domestico”. Colautti inoltre guarda ai vari settori: “un netto balzo in avanti lo ha fatto l’agricoltura, così come il settore della ristorazione e degli alberghi, ed anche il terziario che ritorna con saldo positivo tra assunzioni e cessazioni dopo quattro anni di segno meno. Si è stabilizzato invece il manifatturiero dopo il boom del 2015; continua invece il crollo del settore delle costruzioni. Chiediamo che la politica continui a sostenere con misure specifiche di welfare territoriale e servizi di prossimità questa inversione di tendenza a livello occupazionale del territorio per provare ad invertire la rotta dello spopolamento e della denatalità”.

CASSA INTEGRAZIONE

Nel 2016 il numero di ore di cassa integrazione autorizzate in provincia di Udine è stato pari a 8.224.634, di cui 5,7 milioni straordinarie (in netto calo), 2 milioni ordinarie (raddoppiate) e 450 mila in deroga (dimezzate); complessivamente comunque ci sono state 2 milioni di ore autorizzate in meno rispetto al 2015.

FOCUS EDILIZIA

Prosegue l’inesorabile depressione in edilizia: dagli ultimi dati a disposizione dalla Cassa edile di Udine, a fine 2016 il numero delle imprese medie mensili in provincia è sceso ancora, a quota 735, contro le 803 del 2015 (-8,4%) e le 1.335 del 2008 (-44,9%); stesso discorso per il numero di lavoratori denunciati: sono 3.325 contro i 3.736 del 2015 (-11,1%) e i 6.528 del 2008 (-49,6%). Pure per le ore dichiarate il quadro non cambia con la media mensile che si attesta sulle 363.540 contro le 402.191 del 2015 (-9,6%) e le 798.607 del 2008 (-54,8%).

Valentino Bertossi, della Segreteria Cisl Alto Friuli, allarga sconsolato le braccia “Non sappiamo più cosa dire a riguardo. Se non ci sarà nel breve termine una forte azione di sostegno da parte della Regione e dello Stato per favorire investimenti nell’edilizia residenziale privata ed in quella pubblica, finalizzati al recupero ed al risparmio energetico, all’efficientamento ed al miglioramento della sicurezza antisismica, continueremo a fare i testimoni di una caduta senza fine”.

FOCUS FALLIMENTI

Dopo anni in cui il numero dei fallimenti aveva superato le 100 aziende coinvolte, nel 2016 in Provincia di Udine si è registrato una forte diminuzione delle procedure concorsuali, passando da 119 (118 decretati dal Tribunale di Udine ai quasi ne va aggiunto uno caricato sul portale del Tribunale di Tolmezzo) a 96 (dei quali ben 7 depositati in cancelleria l’ultima settimana dell’anno), ossia il 20% in meno.

Di queste 14 sono imprese operanti nel comprensorio Cisl Alto Friuli, pari al 14,6% del totale provinciale. Dal 2012 ad oggi sono stati 100 i fallimenti complessivi nel territorio di riferimento, pari al 17,7 del totale a livello provinciale; 26 quelli nel settore metalmeccanico, 22 nell’edilizia, 18 nel commercio e 8 nell’alberghiero/pubblici esercizi. Ma, dietro i freddi numeri ci sono nomi di aziende storiche come la Stratex di Sutrio, con stabilimento anche a Palazzolo dello Stella, e la Vidoni SpA, importante azienda edile con sede legale a Tavagnacco. Queste due società, alla data del fallimento, occupavano complessivamente circa 180 lavoratori.

L’analisi emerge dall’attività dell’Ufficio Vertenze della Cisl Alto Friuli, che ha comunque registrato un aumento complessivo delle nuove pratiche raccolte rispetto al 2015. Per quanto riguarda gli altri tipi di pratiche da rilevare che sono quasi tutte relative a recupero crediti. Il sindacato rileva che su questo fronte si riscontra una forte difficoltà: “ci sono aziende che neppure rispondono alle nostre lettere  – fa sapere Mauro Urli, responsabile dell’Ufficio Vertenze – altre invece sottoscrivono accordi di rateizzazione ma poi non pagano; altre ancora ci riferiscono di non avere soldi e non di non essere in grado di pagare.”

“In questi casi è importante – prosegue Urli  – che il lavoratore si rivolga a noi appena dopo la cessazione del rapporto di lavoro perché è opportuno avviare una causa di lavoro entro i 9 mesi successivi”. Sia nel caso di fallimenti che di recupero crediti, succede sempre più di sovente che le imprese non versino i contributi ai fondi di previdenza complementare. Il lavoratore si ritrova quindi spesso con consistenti omissioni contributive. L’invito dell’Ufficio Vertenze ai lavoratori è quindi quello di controllare con regolarità il versamento del TFR.

 “Dobbiamo purtroppo segnalare – conclude Urli – che negli ultimi 18 mesi i tempi di attesa di pagamento delle pratiche da parte del Fondo di Solidarietà dell’INPS, sono lievitati da due/tre mesi a oltre sei/sette. Auspichiamo che l’INPS intervenga al fine di rientrare nella tempistica prevista dei 60 giorni.”