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Ad Artegna e Montenars l’arte nobile di fare i muri a secco

Si sono conclusi i cantieri del paesaggio per la conservazione e il recupero dei muri in pietra a secco, promossi dall’Ecomuseo delle Acque ad Artegna e Montenars con la collaborazione dei due comuni. I partecipanti, in tutto una quindicina, hanno contributo al ripristino di un tratto della struttura muraria posta lungo il troi dal cret che risale il colle di S. Martino e alla ricostruzione di un muro a ridosso del roccolo di Pre Checo, crollato a causa del sisma del ‘76.

Di rapida esecuzione il cantiere di Artegna, lungo e impegnativo quello di Montenars: i due interventi, diversi per caratteristiche strutturali e formali, esprimono le filosofie e gli approcci che hanno guidato gli “artigiani della pietra”,Tommaso Saggiorato e Gianni Lepore, a cui va il ringraziamento dell’Ecomuseo. Diverse sono le trame e i cromatismi dei due paramenti murari, dipendenti dal tipo di pietra, dalla pendenza del terreno, dall’accessibilità al sito, ma anche dalla competenza e dalla bravura dei capicantiere.

In particolare il muro eretto a Montenars è stato l’omaggio che l’Ecomuseo ha voluto dedicare a Pre Checo Placereani nel trentennale della morte, valorizzando il roccolo appartenuto al sacerdote, un autentico capolavoro di arte topiaria: l’opera finale è di straordinaria fattura, costituita da grandi blocchi di pietra calcarea lavorati in cantiere e incastonati in modo pressoché perfetto. Roccolo e muro valgono di certo una visita.

Muretti e aree terrazzate rappresentano un “patrimonio comunitario” che merita di essere conosciuto, preservato e rivalutato, perché mantiene funzioni e valori di tipo ambientale, paesaggistico, sociale, culturale ed economico. Il Lunari 2017 dell’Ecomuseo delle Acque è dedicato proprio ai muri in pietra a secco del Gemonese, la cui costruzione, senza l’ausilio di materiali leganti, permetteva di adattare e rendere coltivabili i versanti, ridurre l’erosione, confinare le proprietà, riparare le colture dal vento.

Le fotografie di Graziano Soravito, a cui si accompagnano brevi testi descrittivi, documentano varie tipologie di manufatti che attestano una cultura secolare (sono databili all’Ottocento e alla prima metà del Novecento), si sono adattati alle risorse naturali del territorio (il materiale lapideo è sempre di provenienza locale), hanno generato espressioni formali strettamente legate al contesto geografico di riferimento (dalle altane del castello di Gemona ai terrazzi ricavati sulle prime pendici del monte Faeit ad Artegna, dai muri merlati di Osoppo e Ospedaletto alle muraglie ciclopiche di Plazzaris e Sopramonte di Buja).

(nella foto di Graziano Soravito, un dettaglio del muro in pietra a secco realizzato a Montenars)